Il telefono squilla.
<<Lorenza, potresti venire due minuti nell'ufficio di Rossana?>>
Lorenza mugugna un Arrivo, sapendo già che quei due minuti dureranno un'eternità.
Entrando nell'ufficio del direttore editoriale, Lorenza si stupisce del dispiegamento di forze che vi trova già raggruppato intorno al tavolo rotondo. Rotondo per dare illusione di parità. Ma quello che stano cercando esiste davvero?
<<Siediti, Lorenza.>>
I fogli di excel sparsi sul tavolo non promettono bene.
<<Sono arrivati i dati di vendita di novembre. I Pinguini non vendono come ci saremmo aspettati. Ci fanno perdere dei soldi, quindi ci vediamo costretti a chiudere la collana. No! Lasciami finire. Ti avevamo detto che secondo noi il giallo all'inglese non avrebbe funzionato. Ma tu hai insistito, trincerandoti dietro l'alta qualità editoriale dei romanzi. E ora abbiamo perso dei soldi.>>
È la direttrice, Rossana, a parlare come se avesse imparato il discorso a memoria, mentre Agata, la responsabile dell'area Publishing, siede algida e silenziosa in attesa del momento giusto per sferrare il suo colpo.
Lorenza protesta. <<Non è certo per la scarsa qualità editoriale che non hanno venduto. Vi siete soffermate a dare un'occhiata alle copertine? Quel pinguino con l'immagine nell'ovale della pancia ha un che di grottesco e demodé. È inquietante, come ho già tentato di spiegarvi in altre occasioni. Potremmo dare un'altra chance alla serie con delle copertine nuove.>>
<<No, Lorenza, non accetto questo atteggiamento da parte di nessuno, figurarsi da parte di un semplice editor. Non puoi scaricare la colpa dei tuoi fallimenti su altri. I libri non sono stati scelti bene, o, addirittura, non sono stati lavorati bene. Quindi nessuno li vuole comprare. Questa è la semplice verità. Inutile arrampicarsi sugli specchi con assurde giustificazioni di comodo>> interviene Agata pacata ma irremovibile. <<Ora non abbiamo alternativa. Chiudiamo la serie e mettiamo te in penitenza. Ferma un giro all'ascensore.>>
<<Ma come posso migliorare ferma un giro all'ascensore? A che serve?>>
<<Sono le regole. Non le abbiamo inventate noi, lo sai bene. È inutile che ogni volta scalpiti. Forza, consegna la tua penna e vai davanti all'ascensore. E non ti muovere.>>
In tutto questo, Margherita, la responsabile di Lorenza, è rimasta in silenzio, per non permettere alla propria rabbia di esplodere e guadagnarsi così un Stai fermo due giri al bagno.
Lorenza si alza lentamente, lanciando uno sguardo complice a Margherita e di disgusto alle altre due.
Ferma davanti all'ascensore, che segna occupato, Lorenza vede passare tre redattori che corrono all'ufficio produzione a consegnare i libri finiti, pronti per essere stampati. Barbara detta Barba cammina con passo spedito, per battere gli altri due sul tempo.
Quando, dopo un giro, l'ascensore si ferma al piano, Lorenza è costretta, come regola vuole, a scendere in cancelleria. Se si è fortunati, si può trovare una pinzatrice, che vale 8 punti. O addirittura un telefono, che ne vale dieci. Ma di solito si torna alla scrivania con un post-it e un paio di biro. Totale 3 punti. Ed è esattamente quello che si vede costretta a fare Lorenza, perché l'armadio è quasi vuoto.
Nel frattempo un altro editor ha raggiunto il traguardo della produzione.
Aurelio è fermo al bagno degli uomini per due giri, mentre Bianca e Rosa potevano spendere un bonus alla macchinetta del caffè, e lì sono, ora.
Lorenza adesso dovrebbe recuperare il tempo perso, ma ancora non le sono state consegnate le carte che le indicheranno su cosa dovrà lavorare. Margherita la chiama, lamentandosi dell'ignobile gestione della baracca. <<Sono sempre le stesse persone a decidere. Io non ne posso più. Mai una volta che riesca a pescare il pensionamento anticipato, o almeno un lungo permesso retribuito. Sai che oggi ho dovuto firmare tutti gli esecutivi al posto del direttore editoriale, perché questa ha ricevuto un bonus Scarica ciò che vuoi? E ovviamente ha scelto di farlo su di me. Perché si fida solo di me, ma non mi ricompensa mai. Né lei, né chi la gestisce.>>
<<Lo so, Margherita, a volte sembra di giocare a un gioco dove i dadi sono truccati. Ma non voglio nemmeno immaginare che possa esserci intenzionalità, cattiveria, dietro tutto ciò che succede. Anche se, a ben guardare, non si riesce a vedere nemmeno un accenno di buona volontà. Cosa ci voleva a introdurre qualche correttivo, invece di chiudere così la mia collana?>>
<<Hai detto bene: la tua collana. Salvano solo ciò che porta loro prestigio.>>
<<Ma non avrebbe vinto una golden card Agata?>>
<<Sì, ma ne vince due se riesce a risparmiare soldi e inventarsi un altro prodotto, più redditizio.>>
<<Non capirò mai le logiche sottese a queste decisioni. Io certe regole non le capisco. Perché la qualità deve sempre scendere a compromessi con la redditività, e non viceversa?>>
<<Questo quasi nessuno lo sa. Ma sono in molti ad accettarlo.>>
Arriva la sera, e Lorenza sta ancora lavorando per cercare di salvare la propria precaria situazione, tentando di fare ordine tra il materiale a disposizione. Bianca e Rosa sono tornate a fatica alle loro scrivanie, mentre Aurelio, dopo i due giri di sosta, ha avuto fortuna ed è tornato al suo posto in un baleno. Per questo ha deciso di giocare la carta Obiettivo giornaliero raggiunto, puoi tornare a casa.
D'un tratto la luce si spegne, preannunciando che ormai è troppo tardi per riuscire a consegnare i libri. Il pavimento si inclina, facendo scivolare inesorabilmente Lorenza, Bianca e Rosa nello scomparto delle pedine, dove ormai il fatto che tu abbia raggiunto o meno l'obiettivo non conta più niente.
Come ultima cosa, vedono il coperchio abbassarsi sulla scatola, retto dalle mani del padrone del gioco. Mani grandi e carnose. E poi il buio diventa totale.
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