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giovedì 31 maggio 2012

Olga a dondolo


Sentivo la mancanza, sinceramente, di qualche bella segnalazione di design, e sono contenta di essere stata colpita da un oggetto per bambini, perché, non mi stancherò mai di ripeterlo (spero che voi non vi stanchiate di sentirmelo dire) la bellezza si impara da piccoli.

mercoledì 30 maggio 2012

Progetto Letterario Alga: una promessa di libertà senza confini, proprio come il mare.






Come avrete avuto modo di capire, noi amiamo le scommesse e i progetti folli.
Amiamo le possibilità che si aprono quando viene messo in discussione il modus operandi tradizionale, quando si scardinano i preconcetti dei ma come si fa?, non si può, è una pazzia.
Quando ognuno di noi cerca di superare i limiti, propri e altrui, allora la creatività tracima dagli argini offrendo idee, soluzioni e coraggio.
Ci sono storie che lo dimostrano. Come quella del Progetto Letterario Alga, che si propone di "offrire la possibilità di leggere libri di qualità a un prezzo giusto, stimolando la coscienza critica del lettore". Una vera follia a pensarci bene. Non c'è neanche bisogno di dirlo, CI PIACE!

martedì 29 maggio 2012

Steve Spangler, il ragazzo della scienza

Se avessi avuto un professore così sono sicura che avrei seguito le lezioni di scienze più volentieri. E non perché Steve Spangler sia un uomo affascinante, in grado di far danzare i miei ormoni. No, solo perché usa il buonsenso e sa che per catturare l'interesse dei ragazzi occorre coinvolgerli, stimolarli, sedurli. Un obiettivo ambizioso e complicato che non si può raggiungere (solo) con i libri. Tanto per cominciare puoi organizzare dei camp estivi per insegnare agli insegnanti (passatemi il gioco di parole) a essere semplicemente divertenti. E lui lo ha fatto, creando i Science Rockies.

Art of living - Philippa Stanton still life shots

Today,  we're going to talk about art with Philippa Stanton. She is an English artist that we've met on Instagram, where she posts wonderful still life photographs, and she'e been so kind to answer some questions about her work. Welcome to our Officina Creativa (OCa)
Oggi parliamo di arte con Philippa Stanton. È un'artista inglese che abbiamo incontrato su Instagram, dove posta meravigliosi still life, ed è stata tanto gentile da rispondere a qulalche domanda. Benvenuta nella nostra Officina Creativa (OCa)


lunedì 28 maggio 2012

OCa loves biking

Quale momento migliore di un periodo di crisi per abbandonare l'auto e iniziare a pedalare? Non dimenticate il casco!

Giorni di follia, attese e scoperte

Sono stati giorni strani, questi. Giorni di attesa e di fermento. Giorni in cui all'eccitazione per nuovi, folli progetti si intreccia l'ansia di muoversi a vuoto, senza riuscire a creare connessioni o a irradiare nuova energia. E non c'è nulla che mi irriti di più del movimento fine a se stesso, forse perché lo pratico già tutti i giorni a casa, dove sperimento la teoria della gestualità randomica, caotica e primordiale scaturita dalla letale combinazione di troppe cose da fare e della totale assenza di voglia. Fatto sta che a fine giornata i piatti sono ancora da lavare, la lavatrice ancora da far partire e le tazze della colazione ancora sul tavolo. E io cosa ho fatto? Boh, e chi lo sa?

Sono stati giorni di regali:
Che ce ne facciamo di una scatola di timbrini? Ma è ovvio, fotografia poetica estemporanea!
Se volete saperne di più restate connessi,  dopo il 4 giugno vi forniremo maggiori dettagli
ma intanto visitate il sito di molly-meg, un design shop for children dal sapore rigorosamente vintage
ecco il terzo ordine di minicards by MOO (and us!)

venerdì 25 maggio 2012

Oh-oh, mi è semblato di vedele un'OCa

This is an OCa project

Vedo OCa ovunque. Si tratta del famoso Effetto OCa, non lo conoscete? Be' il volatile in questione è in realtà la nostra Officina Creativa, il luogo - mentale per ora, ma chissà - in cui la nostra idea di bellezza diventa concreta, sotto forma di oggetti o di progetti. Insomma dei pro-oggetti. Ne abbiamo qualcuno in corso di realizzazione, ma non vi sveliamo nulla di più. L'unica cosa che posso dire, per concludere, è OCa your life.

Una sera di primavera un temporale...

giovedì 24 maggio 2012

La casa editrice più povera del mondo


"Anche se non ce n’era un gran bisogno è nata
FUOCOfuochino
la più povera casa editrice del mondo"

E già se qualcuno si presenta così, io gli comprerei tutto!
FUOCOfuochino è nata da un'idea di Afro Somenzari e dalla passione comune per la letteratura di un gruppo di scrittori. Il suo catalogo è "poverissimo, ma c'è". Sarà anche poverissimo, ma intanto  annovera nomi come Celati, Nespolo, Maggiani e Albani.
Le stampe vengono realizzate in fotocopie in numero di 11 esemplari e vengono spedite agli amici, "sempre quelli, giusto per vessarli quel tanto che basta". In più ne vengono stampate 9 copie, destinate al pubblico (a prezzo variabile), ognuna denominata Prova dell’Editore. Il formato è di cm. 14,8 x 21 e 8 è il numero massimo di pagine interne per ogni edizione. In quarta di copertina ogni copia reca un bollo IGE annullato da giduglia stellata che ne comprova l’originalità. Insomma più DOC di così si muore. 
E se i tipi di Corraini, che sono delle vecchie volpi e ci vedono assai lungo, hanno deciso di pubblicare una omonima raccolta di racconti di qualcuno di questi "scrittori amici", arricchendola con le illustrazioni di Gianuigi Toccafondo, vuol dire che siamo di fronte a qualcosa di veramente prezioso. 
Un piccolo miracolo, come afferma giustamente Gino Ruozzi nell'introduzione al volume.
"La nascita di una casa editrice è sempre un miracolo, perché è il luogo attivo di un nuovo punto di vista sul mondo."

mercoledì 23 maggio 2012

I libri e i colori

Adotta anche tu un metroreader!



Oggi termina il maggio dei libri iniziato esattamente trenta giorni fa e portato avanti con passione tra appuntamenti imperdibili, iniziative per le scuole, tra cui Il libro è come un gioco, e tanta voglia di uscire allo scoperto, come i fiori di questa primavera che tarda ad arrivare. Leggere è una rinascita, per questo alla lettura è stato dedicato proprio il mese di maggio.
Anche i miei metroreaders stanno sbucando fuori a uno a uno, prima timidamente, poi con sempre più baldanza, dalla tana dove sembravano essersi rifugiati durante il corso di questo lungo inverno.
Mi fanno così tenerezza, li amo così tanto che ho deciso di adottarne uno.
E anche voi dovreste farlo, per omaggiare degnamente questo mese dedicato ai libri e a chi se ne fa orgoglioso portavoce.
Quindi, non siate timidi, qual è il vostro MR preferito?

Risate che lasciano il (di)segno


In tempi cupi come questi poche cose ci possono salvare. Tra queste, una è grande come l'amore, l'altra è piccola ma altamente contagiosa come il sorriso o la risata. Un maestro nel suscitare l'uno o l'altra era il pittore e illustratore Giuseppe Novello (1897 - 1988). La sua città natale, Codogno, in provincia di Lodi, ogni anno gli dedica un concorso di umorismo e satira di costume, che quest'anno ha raggiunto la sesta edizione. La mostra del concorso si tiene presso il Vecchio Ospedale Soave, a Codogno, dal 19 maggio al 10 giugno. Io non ci sono ancora andata, ma intendo farci un salto al più presto, perché il 10 giugno è praticamente domani. Parlo dell'iniziativa, però, per due motivi: Novello era un pittore e disegnatore di fama, e trovo lodevole che la sua città natale ne tenga vivo il ricordo attraverso un'iniziativa vitale come un concorso, che è poi un modo per fare cultura creando qualcosa di nuovo all'insegna della memoria e della tradizione.

martedì 22 maggio 2012

Un grado di separazione tra William Shakespeare e Candy Candy



SOUNDTRACK: ROMEO AND JULIET - DIRE STRAITS

- Mamma, voglio leggere Romeo e Giulietta!
- Davvero? Che bello nana! Forse ora è un po' presto, ma fra un paio d'anni chissà, in versione ridotta e illustrata, magari con la traduzione giusta... ma dimmi come fai a conoscere questo libro di Shakespeare? Te ne hanno parlato a scuola? (i love Scuola Pubblica)
- Libro? Shakespeare? Noooooo, aspetta un momento! Io sto parlando di Romeo e Giulietta, quelli di Candy Candy!
- Scusa, non credo di aver capito.
- Sì, Romeo e Giulietta quelli che ballano alla Festa di Maggio, che poi è Candy travestita prima da Romeo e poi da Giulietta.
- No, nana, Romeo e Giulietta è un'opera di William Shakespeare, non di Candy Candy.
- Ah, e di che parla?
- Di due ragazzi che si amano, ma le famiglie sono contrarie perché sono secoli che si fanno i dispetti. Un bel giorno Romeo uccide il cugino di Giulietta ed è costretto all'esilio a Mantova, mentre Giulietta viene promessa sposa a Paride. La ragazza, che aveva molto spirito d'iniziativa, si fa venire un'idea geniale. Bere una pozione che la farà sembrare morta per 42 ore e poi, al suo risveglio, scappare con Romeo lontano da Verona e rifarsi una vita, magari convivere qualche anno prima di sposarsi, che in fondo Giulietta era giovane, aveva solo quattordici anni e Romeo poco più, vabbè ma queste sono mie fisse personali. Solo che Romeo non è a conoscenza di questo piano brillantone, crede che sia morta davvero e si uccide bevendo l'arsenico. Quando Giulietta si sveglia e lo vede morto, si uccide pure lei con il pugnale del suo innamorato. Ecco a grandi linee la storia è questa.
- Ommioddio ma è terribile! E Giulietta non poteva chiamare Romeo per dirle che era tutto finto?
- Nana, a quel tempo non esisteva il telefono! Giulietta aveva mandato un messaggero ad avvisarlo, ma lui viaggiava su un mulo e come tu sai i muli non sono molto veloci [ndr qui per rendere più chiara la dinamica dei fatti, ho preso in prestito questa versione di Zeffirelliana  memoria]. Insomma il messaggero è arrivato troppo tardi, la notizia della morte di Giulietta aveva già raggiunto Romeo.
- Ho cambiato idea, non credo che leggerò mai Sciecspìr, mi rende troppo triste. Continuerò a guardare Candy Candy.
- Va bene, nana, è lo stesso. Alla mamma non importa se non leggi Sciecspìr a sei anni, la mamma vuole solo che tu sia felice. IGNORANTE, certo, ma felice.

Una casa in testa


Forse l'ho già detto, comunque ve lo ripeto e non escludo di ricordarvelo, in futuro: io ho una vocazione mancata, che è quella di salvare le case. Che si tratti di dimore storiche, di vecchi ruderi abbandonati alle erbacce e alle intemperie, che siano obbrobri degli anni Sessanta con un milione di potenzialità, non importa, se sono abbandonate io desidero portarle a nuova vita. Ovviamente non ho nessun mezzo per poterlo fare, ma questa è tutta un'altra storia.
Sono contraria alla trasformazione delle case - per esempio quelle realizzate dai grandi architetti nel secolo scorso - in musei. Non fraintendetemi, piuttosto di lasciarle cadere a pezzi, o di abbatterle per fare spazio a un inutile e orrendo centro commerciale (come è accaduto a Casalpusterlengo - LO - dove una casa razionalista è stata rasa al suolo senza remore, facendo incassare al comune, probabilmente, una bella somma di denaro, alla faccia della storia) meglio trasformarle in musei. Ma le case sono vive, hanno un'anima, che è la somma di chi le ha concepite e di chi le ha abitate nel tempo.

lunedì 21 maggio 2012

Un giorno di pioggia meritata e un alfabeto che farà miracoli

La meglio gioventù
Ho letto da qualche parte che questo lunedì di ritorno dall'inferno è uno di quei giorni in cui è giusto che piova. Un sole di quasi estate sarebbe troppo sfacciato, troppo arrogante e luminoso per una giornata che invece deve mostrare tutte le sue ombre. Il sole tornerà mercoledì, così dicono, ma per poco. Come a sottolineare che ce ne dobbiamo stare al buio a riflettere. Non tanto sulle colpe dell'umanità, che quella è roba troppo seria. Ma sulle responsabilità personali, su tutte quelle volte che ci siamo arresi quando non avremmo dovuto, che abbiamo girato la testa dall'altra parte, perché tanto è così che va, lo sanno tutti. Su tutte quelle volte  che non abbiamo ascoltato, o abbiamo ascoltato senza capire. Accettare il fatto di avere una piccola parte di responsabilità sarebbe già un buon inizio per sperare di rivedere il sole.
Per esorcizzare la brutalità, per isolare l'arroganza di una violenza cieca e per questo debole servono grandi gesti e grandi eroi. Ma anche piccoli passi nella direzione giusta, quella della consapevolezza, della cultura, del rifiuto perentorio e costante dell'ignoranza e della massificazione. 

Pecore nere - Capitolo 19



Capitolo 19
Scrivere è un'attività per gente coraggiosa. A volte il grande pubblico pensa che tutti siano in grado di raccontare storie, basta avere un po' di fantasia. Ma non è affatto così. Il vero scrittore, anche uno scrittore di gialli come me, non racconta storie, le trasuda. Sono idee che matura nel suo profondo, quelle che poi deve trovare il coraggio di mettere sulla carta. Scrivere è una sorta di esorcismo con cui lo scrittore si libera dei fantasmi che si porta dentro. 
E già questo passo è qualcosa di molto coraggioso.
Ma non è finita. Una volta che ha scritto il suo romanzo, lo dovrà proporre agli editori. E non è affatto scontato che riesca a farlo pubblicare.
Ma se è un vero scrittore non smette di credere in se stesso, perché sa che le parole scritte su quei fogli hanno l'odore e il sapore del suo sangue e della sua carne.
Il mattino seguente Martina ci aveva lasciato in caldo delle uova strapazzate e dei baked beans, pane pronto per essere tostato e marmellata di arance amare fine cut. Sul biglietto azzurro in centro al tavolo aveva scritto: una colazione inglese quasi vera. Tenetevi leggeri a pranzo, questa sera si cena a Notting Hill. Buona giornata
<<È davvero carina, Martina, non trovi? Così piena di vita, così ospitale...>> Gustav aveva ancora il muso lungo, così cercai di sdrammatizzare.
<<È una domanda trabocchetto?>>
<<Che vuoi dire, scusa?>>
<<Vuoi che dica che sì, è carina, per rinfacciarmelo alla prima necessità? È una mia amica. Una carissima amica. Ti basti.>>
Rimasi sbalordita. Mi sembrava di avere davanti una persona mai vista prima, come se Gustav fosse stato posseduto dallo stereotipo dell'ordinario maschio di mezza età all'italiana. <<A te basti sapere che ho dei programmi per la giornata che non ti coinvolgono. Ho voglia di rilassarmi, godermi la città, il sole, i parchi e quant'altro. Ci vediamo qui verso le cinque o le sei.>> Mi voltai verso il bagno per farmi una doccia, mentre lui già tentava di scusarsi, in qualche modo maldestro che non fu sufficiente a destare la mia attenzione.
Un'ora più tardi ero sola con la mia mappa della città, la mia guida e la mia fedele Canon al collo, pronta a immortalare ogni aspetto significativo della giornata. 
Iniziai con un auto-scatto. 

venerdì 18 maggio 2012

#SalTo2012: per grandi e piccini, parola d'ordine colore


#SalTo2012: Fiabe nel sacchetto


C'è una verità indiscutibile: ai bambini piace raccontare storie. Mia figlia, di 3 anni, apre le sue storie preferite, talvolta, quelle facili che si esauriscono in poche pagine, e inizia a raccontare, nella sua lingua tutta personale, una storia che si è sentita leggere milioni di volte e che ormai ha imparato a memoria, associando probabilmente la vicenda ai disegni.
Sì, ai bambini piace raccontare storie, figurarsi quanto possa entusiasmarli inventarne una, o mille.
Be', esiste un progetto editoriale che ha come scopo proprio questo: esortare i bambini a inventare una storia. C'è un sacchetto colorato, con scritto sopra: Fiaba nel sacchetto. E che c'è dentro? Un quaderno bianco, una matita (o una penna, non ricordo) e un mucchio di immagini, che sono poi le fotografie di Filippo Manni, che insieme a Eugenia Rami ha realizzato il progetto.

giovedì 17 maggio 2012

Corraini val bene una puntata speciale

Per Corraini ci voleva una puntata monografica.
Non solo perché è l'editore di Bruno Munari.
O perché ogni volta che mi avvicino a un suo stand, o alla libreria exTEMPORANEA 121+, ne esco ebetemente felice e con le tasche vuote.
Ma perché colora gli spazi grigi della mia fantasia lasciata lì ad atrofizzarsi e a morire lentamente di denutrizione.
E perché mi sa sorprendere.
Come ha fatto con questa pubblicazione di Fausto Gilberti, del cui dissacrante, emaciato, darkettone album Rockstars avevamo già parlato qui esattamente un anno fa.
Adesso il suo Orco che mangiava i bambini, lungo, affilato, coi capelli pazzi e vagamente somigliante a Robert Smith, si è messo in testa di mangiare solo i bambini che seguono una dieta iperglicemica. L'ideale per convincere i vostri figli a stare alla larga dal cestino delle caramelle.




#SalTo 2012: il futuro dell'editoria?

mercoledì 16 maggio 2012

#SalTo 2012: intorno ai libri

I libri sono luce

#SalTo 2012: lasciare il segno


Devo ammettere che mi sono avventurata al Salone del libro di Torino, quest'anno, senza bussola. Speravo di poter navigar a vista, e così ho fatto, ma senza che nulla, o ben poco suscitasse il mio entusiasmo. Non ho visto novità interessanti, nemmeno nel settore dedicato al "futuro dell'editoria" che molto ha a che fare con l'e-book. Era tutto, o quasi, uguale all'anno scorso. E che ti aspettavi?, direte voi. Be', ingenuamente mi aspettavo i fuochi d'artificio di un settore che dovrebbe reinventare non tanto i propri prodotti quanto il modo di interagire con un pubblico che è sempre più distratto da altro.

martedì 15 maggio 2012

#SalTo2012: Vedere storie, immaginare mondi.

Leggere mi fa volare. ilcestodeitesori at #SalTo2012

E' passato un anno e quasi non ce ne siamo accorti. 
Appena sbarcata a Torino per il Salone del Libro l'ho capito subito. Nessun brivido, nessuna emozione, nessun fremere di lobi come quando sono sicura di trovarmi davanti a qualcosa di veramente nuovo, eccezionale, mai visto. Speciale. 
Eppure, nonostante una prima, desolante impressione, cercando con ostinazione, spulciando con curiosità e passione qualcosa sono riuscita a trovare. 

lunedì 14 maggio 2012

Pecore nere - Capitolo 18



Capitolo 18
Non sapevo quanto mi piacesse l'arancione, finché non lo indossai. Lo stesso vale per l'impulsività. Non sono mai stata una tipa da prendere decisioni importanti alla leggera, non credevo facesse per me, finché Gustav non divenne il mio amante. Sì, amante. Ritengo che parole come fidanzato, o compagno, o partner non descrivano la situazione appieno. Amante è una parola totale, invece. Amante, perché lui amava me, e io lui. Amavamo le stesse cose, e amavamo sia farle insieme sia da soli. Eravamo uno, ma al tempo stesso eravamo due.
Fu quindi la prima volta che partii per un viaggio, seppur breve, da un giorno all'altro. 
Londra è splendida in primavera. Gli alberi sono fioriti, l'aria è tersa, lavata dalla sporadica pioggia e pettinata dal vento delicato. Sembra che ci sia più luce, e forse è proprio così, essendo più a nord. Ma Martina mi assicura che anche d'inverno, nonostante le giornate siano più corte, continuano a rimanere più intense.
Inquadro lei e Gustav nello spazio angusto del mio obiettivo. Sono così belli insieme! Mi domando se ci sia mai stato niente tra loro, ma scaccio quel pensiero nel tempo di un clic. L'unico passato che mi riguarda è il mio. 
Davanti a un tè fumante e a una crumble all'albicocca, mentre Gustav si è allontanato per lavarsi le mani, Martina diventa d'un tratto cupa. <<È un vero peccato che il suo romanzo non trovi un editore.>>
Sorrido incerta. <<Non guardarmi con quegli occhioni, Martina, sai che io pubblico solo poesia e prosa breve. Molto breve.>>
<<Sì lo so. Ma non puoi fare proprio niente?>>
<<Malatesta e io abbiamo contattato tutte le nostre conoscenze. Nessuno è interessato. Sono persone abituate a far quadrare i conti, a lavorare per un risultato. Non fanno beneficenza, non si prodigano per una Causa. Il romanzo è un ottimo lavoro? Può darsi, ma non ne sono convinti. Troppo corto. Che qualcun altro si prenda la briga. Se poi sarà un successo, non ci mettono niente a offrire all'autore il doppio della miseria che il piccolo editore è riuscito a fatica ad anticipargli, così che il romanzo successivo esca targato con un grande nome. Parlo per esperienza personale.>>
<<Credi che sia perché gli italiani non leggono?>>
<<No, credo che sia perché l'italiano lo leggono solo quei pochi italiani che leggono. Sì, insomma, il popolo di lettori è minuscolo rispetto alla lingua inglese. È per quello che qui è più facile trovare qualcuno che sia disposto a credere in te.>>
Gustav si sedette al tavolo, di ritorno dal bagno. <<Ehi, che espressioni serie. Siamo in vacanza, avanti!>>
<<Parla per te. Io domani ho lezione, e questa notte dovrò stare in piedi finché il capitolo sull'essere o il non essere non sarà concluso. Ma ci sono quasi.>>
<<Stavate parlando del mio romanzo? Vi avevo chiesto di non nominarlo per questa settimana.>>
<<Be', non hai specificato che la regola avrebbe avuto valore anche in tua assenza>> cavillai, colpevole.
Gustav si girò verso Martina. <<Uno dei motivi per cui trovo questa donna irresistibile è la sua capacità di rivoltare le mie frittate senza che io nemmeno me ne accorga.>>
<<Be', lei è una donna, tu sei un uomo. Non farmi dire le solite banalità.>>
Quella sera Martina ci portò in un ristorante finto rustico, Meggie Jones, dove gustai il corn on the cob più gustoso della mia vita. 
Il cameriere era decisamente gay e guardava Martina e me solo per carpire le ordinazioni. Il resto del tempo i suoi occhi erano per Gustav, che, dietro quel sorriso immobile, stava evidentemente rimuginando sul proprio fallimento come romanziere e non aveva degnato la mia scollatura, o il sublime trucco dei miei occhi, nemmeno di uno sguardo distratto. In compenso, la coppia deliziosa - lui alto biondo e atletico, lei alta bionda bella femminile decisamente una modella - al tavolo accanto al nostro non la smetteva di flirtare e scambiarsi smancerie. 
Martina e io iniziammo a guardarci intorno in cerca di attenzioni, poi ci rinunciammo, optando invece per il conto e una passeggiata verso casa. 

venerdì 11 maggio 2012

La musica addosso. Arte e solidarietà per un progetto molto speciale


Le canzoni sono mondi infiniti e perfetti, dove ognuno si ritrova e rivede il proprio vissuto, riadattandolo con gli anni a ogni percorso emozionale lo abbia attraversato, a ogni deviazione di tracciato, a ogni bivio lo abbia portato lontano da dove voleva essere o avvicinato a dove voleva arrivare. Ogni nota corrisponde a una lacrima o a un sorriso, rievoca odori, gusti e visioni. Quando sono dei capolavori - e allora tanto vale chiamarle liberamente poesie, senza snobismi - le canzoni non parlano più soltanto di noi o a noi. Parlano a tutti e diventano voce universale e cristallina di un periodo, di una partecipazione collettiva, di una storia.
Quante volte mi è capitato di volermi portare letteralmente addosso i versi di una canzone, soprattutto quelle di De André e Battiato, che fin da piccola hanno accompagnato prima i miei lunghi viaggi in macchina per attraversare orizzontalmente l'Italia, e poi ogni mia inversione di rotta .

giovedì 10 maggio 2012

Forme naturali


Ormai lo abbiamo capito, la Natura già contiene tutto ciò che ci serve, non solo come sostentamento ma anche come serbatoio di idee. Mica per niente semplicità fa rima con genialità, e spesso anche con eleganza e rafinatezza, anche se così, a orecchio, non sembrerebbe.
Il designer danese Kåre Frandsen, alla nascita di suo figlio, ha pensato di realizzare una culla che accogliesse il piccolo proteggendolo, proprio come fa un uovo con la vita che custodisce.

Pecore nere: Capitolo 17




Capitolo 17
Quella mattina Martina aveva tenuto la sua prima lezione agli studenti inglesi. Non era stata affatto male, però alla fine delle due ore aveva sentito l'esigenza di rifugiarsi nel proprio studio. Sulla scrivania l'attendeva un pacco. Provenienza: Milano - Italy. Lo tenne tra le mani, tastandolo come se fosse un regalo, e un sorriso le illuminò il volto, incorniciato dai corti capelli neri. Tutti neri. Doveva trattarsi del libro di Gustav. La raccolta di racconti.
Si era infilata il trench rosso ed era corsa fuori. Doveva trovare un posto tranquillo dove poter sorseggiare un tè in santa pace e gustarsi la raccolta. Era un libro minimo. Le avrebbe fatto compagnia fino a sera. Un posto che non la faceva mai sentire sola era il Portrait Restaurant, sopra la National Portrait Gallery. Si conquistò un tavolino vicino alla vetrata, e con la vista della colonna di Nelson tra le cupole e il Big Ben sullo sfondo, iniziò a leggere. 
Molti di quei racconti li aveva già letti e riletti, ma adesso, dentro la cornice del libro, sembravano vibrare di un'energia più intensa. Un paio di tè e di fette di torta al rabarbaro più tardi, lesse la poesia con cui si concludeva il libro.
La luce è tutta in bianco
Arcobaleno è luce
Uno e sette colori

mercoledì 9 maggio 2012

Un'educazione buttata nel cesso



SOUNDTRACK: SONO UN RIBELLE MAMMA - SKIANTOS

LA MALA EDUCACIÓN #1

- Mamma, sai qual è la mia cantante preferita?
- No, nana dimmi, sono tutta orecchie. Forse Patti Smith? Forse Ani Di Franco, Forse, forse Fiona Apple? Forse ma forse ma forse Debbie Harry dei Blondie?
- No mamma, è italiana.
- Ah ecco, ehm, forse può essere Cristina Donà? Dimmi che è Cristina Donà!
- No mamma, è Giorgia.
- ....
- Mamma, che fai, perché fermi la macchina? Mamma, perché stai scendendo? Mamma, dove vai? Mammaaaaaaaaa!

Avvertenze d'uso: questa non è una recensione



Ho appena finito di leggere un romanzo che mi ha coinvolto appassionatamente, mi è piaciuto da morire e mi ha fatto piangere come un vitello, in luogo pubblico per giunta. Anzi, per essere precisi, su trasporto pubblico.
Il libro in questione è The hand that first held mine di Maggie O'Farrell, pubblicato in Italia da Guanda con il titolo La mano che teneva la mia. Si tratta di un intreccio temporale, tra una storia degli anni Cinquanta e Sessanta e una dei giorni nostri. All'inizio l'unico elemento che si trova in comune, tra le due, è Londra. Ma c'è molto altro. Dato che la cosa che temo di più è rovinare la lettura a qualcuno, non dirò assolutamente nulla della trama, solo che la protagonista (perché è lei la protagonista, su questo non c'è dubbio) è Lexie Sinclair, una donna moderna, nel vero senso del termine, una donna capace, tenace, una madre single, una giornalista dei bei tempi andati, in una Londra che profuma di carta e inchiostro e pittura per quadri.

martedì 8 maggio 2012

Aubergine Factory: potere alle ragazze! (e alle melanzane)

Sono molto in ritardo, sì lo so, è quasi passato un mese e ancora non vi ho mostrato le foto scattate all'Aubergine Press Day delle FunkyMamas. Ma per parlare delle iniziative speciali, audaci e visionarie non è mai troppo tardi. Perché il coraggio non ha una data di scadenza.
La storia di questo progetto e delle donne che ne sono le artefici la trovate qui.
Qui sotto invece il mio fotoracconto, piccoli frammenti che rimandano solo in parte i bagliori di una speranza appena nata, di mani che sapientemente creano, un pezzo alla volta, con amorevole cura e dedizione.
A mio avviso, una ricetta vincente.


Pecore nere - Capitolo 16



Capitolo 16
Cinque mesi dopo
Martina atterrò all'aeroporto internazionale di Heathrow. Gli scatoloni dei suoi libri la aspettavano già nel suo nuovo studio, presso la London University. Sulla porta scintillava, probabilmente, la targa con il suo nome: Martina Dimille, Ph. D. Elizabethan Studies, English Lit. Dept
Era nervosa mentre aspettava le due valigie che aveva imbarcato, e che contenevano il resto della sua vita. Conosceva la propria materia, sapeva insegnare e aveva iniziato una nuova ricerca, per la quale Londra sarebbe stata un ricco archivio, ma non era certa di cosa si aspettasse da lei l'università. Qui le cose non erano come in Italia. Si fa presto a dire Europa, ma poi, nella pratica delle cose, due mondi diversi rimangono diversi. Lei era determinata a imparare il cosmopolitismo. E aveva anche un'idea circa un laboratorio teatrale, per mettere in scena quello che avrebbe fatto studiare, dalle play al pubblico. Ma il suo corso non sarebbe iniziato ancora per un po'. Avrebbe avuto tutto il tempo, per un paio di mesi, di dedicarsi alla ricerca.
Si soffermò a guardare la propria immagine distortamente riflessa dalla superficie lucida di una parete. I corti capelli neri con le punte verdi la facevano sembrare una punk fuori del tempo.  Ma già essere lì, a pochi minuti di metropolitana dal centro di Londra, la faceva sentire diversa, più viva. Non poteva negare di avere paura. Temeva di non farcela, non tanto al lavoro, quanto nella vita di tutti i giorni. Che casino avrebbe fatto con le bollette e l'affitto? Per non parlare delle tasse. C'erano ancora parecchie cose che doveva sapere di come si vive in Inghilterra, ma non ci voleva pensare, finché non fosse stato il momento.


lunedì 7 maggio 2012

#metroreaders caccia all'uomo

Non so voi, ma io ho sempre avuto delle fantasie riguardo alle linee metropolitane milanesi.
Mi spiego meglio per evitare equivoci.
Nella mia ormai artritica immaginazione - che, evidentemente impedita dalle circostanze della vita ad applicarsi a qualcosa di terribilmente serio, come per esempio la scrittura di un romanzo che venda più copie di Harry Potter o di una raccolta di poesie più ermetica di Ossi di seppia, si allena in campi ormai troppo calpestati e brulli, privi di qualsiasi poetica attrazione - le tre linee della metropolitana di Milano interpretano dei ruoli ben definiti.

Green City - i colori di Berna

Un po' di verde pubblico

venerdì 4 maggio 2012

La gatta sul tetto che scotta - Roofs in Bern

Berna vista dall'alto è uno spettacolo impareggiabile. Non avevo mezzi, ovviamente, per sorvolare la famosa lingua sul fiume Aare - che è poi il cuore storico, antico, patrimonio dell'Unesco - ma la conformazione della città permette di godere della vista di questi tetti. Non sono meravigliosi? Dicevo giusto alla mia amica, che qui vive, che in una vita precedente devo per forza aver vissuto su al Nord, perché solo vedere queste architetture mi scalda il cuore e mi fa sentire a casa. Ma Berna è anche la città delle fontane e degli orsi e... Stay tuned

Disegnami una storia

Le cose più belle, quelle che ti fanno esclamare UAU senza remore e senza difese, nascono dalle idee più semplici.
Supereditions è una casa editrice parigina che pubblica libri per bambini.
E dove sta l'idea UAU?, mi pare già di sentirvi proclamare, scettici come siete!
Ebbene, gli autori che collaborano con Supereditions scrivono storie a cui mancano soltanto le illustrazioni.


giovedì 3 maggio 2012

Crochet revolution


Sono una ferma sostenitrice del chilometro zero, trovare gli stessi prodotti in tutto il mondo toglie un pizzico di fascino al viaggio, da un lato, anche se dall'altro aggiunge una punta di sicurezza in più. Non tutta la globalizzazione, però, vien per nuocere. Ann-Claire Petit coniuga la bellezza dei suoi prodotti alla sostenibilità umana ed economica della produzione.

Manicomi metropolitani


Soundtrack: Basket Case - Green Day


- Mamma, quel signore ti fissa.
- Signora, scusi, si vuole sedere?
- Parla con me? Io... sì grazie.
- Mi scusi, non ho potuto fare a meno di notarlo. Aspetta?
- Ehm... sì.
- Lo sapevo! E di quanto è? A occhio e croce non dovrebbe aver superato il terzo mese, non si nota ancora molto.
- Uh uh.
- Va bene, io scendo qui. Si riguardi e congratulazioni.
- 'derci.
- Mamma, che voleva quel tipo?
- Niente, nana.
- Come niente? Ha detto che aspetti, ma cosa aspetti?
- Niente, non aspetto niente! E' solo che se un tizio pensa che tu sia grassa, si merita di starsene un po' in pedi, non credi?
- Mamma, io non ci capisco niente, ma una cosa la capisco: tu sei matta!
- Può anche darsi, nana, ma uno che se ne va in giro offrendo posto a sedere alle ragazze in metropolitana solo perché hanno un po' di pancetta, quello sì che dovrebbe essere rinchiuso in manicomio.

Vintage in Bern - seconda puntata

Le strade del centro di Berna sono fiancheggiate da ampi portici, che nascondono negozi di ogni tipo, da anonimi supermercati, ad affascinanti mercanti di libri antichi a negozi di modernariato, potremmo chiamarlo. Il classico vintage. Be', io trovo che questi oggetti, non abbastanza vecchi da essere antichi né abbastanza nuovi da essere moderni, siano carichi di una storia molto viva e palpabile. Appartenevano all'infanzia di qualcuno che è ancora vivo, o i cui eredi ancora camminano per le strade, come noi. Sono oggetti carichi di energia che invitano all'esplorazione. Ecco che ha inizio la mia esplorazione fotografica di una città tutta da scoprire.

mercoledì 2 maggio 2012

I bambini vestiti come una volta: ecco a voi M.A.T.

Testo di Benedetta
Foto di Cristina

Conosco Margherita da un po' di tempo. Quel tempo che è bastato a farmi cambiare casa e anche un po'  vita mio malgrado, a farmi perdere e ritrovare almeno un paio di volte. E non pensate che siano passati decenni, saranno si è no tre o quattro anni. 
Dove-Abitavo-Prima era un posto caldo, allegro e brulicante di vita e di lingue diverse, le porte sempre aperte ad accogliere e a essere accolti. Avevo appena avuto la mia prima figlia, all'epoca, ed essendo totalmente e irrimediabilmente impreparata, quell'atmosfera da Erasmus mai concluso che regnava nel mio pianerottolo mi ha aiutata senza che me ne rendessi conto.    
Margherita era spesso ospite della Casa Di Fronte, quella dove vivevano Javi, Victor e Carlos, e dove si organizzavano feste fantastiche. A me bastava fare quattro passi per essere risucchiata in una realtà a cui non appartenevo più da tempo ma che aveva ancora il potere di reclamarmi, facendomi dimenticare per poche ore lo schiacciante senso di inadeguatezza e panico che mi prendeva alla gola quando realizzavo che non ero più sola. Che le scelte che avrei fatto in futuro avrebbero condizionato un'altra vita, oltre la mia. Che nei giorni in cui la luna non mi aveva offerto il suo lato migliore, non bastava più semplicemente svegliarsi e trascinarsi fuori dal letto, ma che dovevo esserci, sempre, con la testa e con il cuore.
Con il passare del tempo mi è venuto naturale. 
Ma dire che sia stato facile, questo no, non posso farlo.
Rivederla è stato per me come immergermi in un passato che, nel suo personalissimo modo, mi ha aiutato a evolvere. 


Vintage in Bern - prima puntata

martedì 1 maggio 2012

Pecore nere - Capitolo 15

                    Capitoli precedenti


Capitolo 15
Milano era insolitamente ventosa, quel giorno. Procedere in bicicletta senza guanti era un po' come immergersi nelle acque della Manica senza muta, nel mese di settembre. Poco piacevole.
Gustav aveva seguito un percorso di strade secondarie, ma poi aveva dovuto cedere al traffico. Vista l'assenza totale di piste ciclabili, si era visto costretto a optare per il largo marciapiede, per evitare di essere investito. E a un certo punto decise di smontare da sella e procedere portando la bicicletta a mano, per evitare di falciare qualche pedone. 
Finalmente arrivò in Via Tagliamento, entrò nel cortile indicato dal numero civico 9 e parcheggiò il mezzo. 
Fu a quel punto che lo vidi, dalle ampie vetrate del piccolo loft che avevamo trasformato in ufficio ormai da qualche anno. 
Era infreddolito, quando varcò la soglia, così gli offrii subito un tè caldo.
<<Non sarà un perfetto tè all'inglese, ma si lascia bere.>>
<<Oh, non credere che noi inglesi lo prendiamo con tante cerimonie, nel privato. Non siamo giapponesi>> scherzò.
<<Gradisci del latte?>>
<<Nero va benissimo. Comunque grazie per non avermi offerto del limone. Mille punti per te.>>
<<Non sono inglese, ma mi piace viaggiare, e l'Inghilterra è una delle mie terre preferite. Inoltre ho un amico giapponese che mi ha insegnato, se non che cosa fare, almeno che cosa NON fare con una tazza di tè.>>
Sorseggiò con eleganza, in attesa che io introducessi l'argomento per cui aveva attraversato un buon tratto di una città resa inospitale dal traffico.
<<Allora, è da molto che conosci Guido?>>
<<Purtroppo, sì. Cioè, nel senso che è da molto che mi rappresenta come agente, ma ancora non siamo riusciti a trovare un editore. È scoraggiante, credimi.>>
<<Oh, lo so bene. Sai perché io e la mia socia abbiamo fondato la casa editrice? Avevamo l'illusione, non tramontata del tutto, di offrire al pubblico quello che gli editori tradizionali non vogliono rischiare di pubblicare. Perché è un lavoro rischioso, quello dell'editore. Ci sono un sacco di spese da sostenere, prima di avere la minima idea di quanto riuscirai a incassare. Questo vale soprattutto per gli editori di dimensioni minuscole, come noi. Ma quando un editore grande rischia di pubblicare un esordiente dal talento speciale, non comune, difficile, questo si perde nel mare magnum della produzione industriale di libri. E di certo non si decide mai di promuovere uno sconosciuto, a meno che non si possa dire, magari gonfiando un po' la verità, che all'estero è già diventato un caso letterario. Questo ci riporta dritto, dritto alla difficoltà per un aspirante scrittore italiano, anche di talento, prima di tutto di pubblicare, ma dopo che ha pubblicato, di sfondare. Se mi passi il termine da avanspettacolo.>>
<<Sì, certo, faccio il traduttore. Conosco l'ambiente. È proprio così.>>
<<Come ti accennavo ieri, noi siamo interessate al tuo lavoro, perché ci permette di pubblicare dell'ottima prosa, senza tradire la poesia. I tuoi mini-racconti sono poesia in prosa. La raccolta che mi ha passato Guido mi è piaciuta tutta. Però è molto breve. No, no, non fare quella faccia. Apprezziamo la brevità dei tuoi racconti, ma ci siamo chieste se potresti aggiungerne un paio, accompagnati, magari da qualche poesia, stile poesia zen o tanka.>>
Mi fissò annuendo per qualche secondo. Poi disse: <<D'accordo>>.
Niente altro. Non disse nient'altro. 
Io mi alzai per chiamare la mia socia, che si occupa dei contratti. E lì, sui due piedi, Gustav Nightingale si impegnò a consegnarci il manoscritto arricchito come richiesto, entro tre mesi. 
Insistette affinché non fossero più di tre mesi. <<Per non perdere tempo a riscrivere troppe volte il mio lavoro. Si butta giù, si lascia riposare e si rivede. Basta. Oltre si rischia di cambiare totalmente il progetto, perché nel frattempo sono successe altre cose, che ti hanno reso un po' diverso da com'eri quando hai scritto ciò che hai scritto.>>
Si complimentò con noi per la calda eleganza del nostro spazio lavorativo e si accomiatò. 
<<Tipo strano>> commentò Adele.
<<Sì, è un tipo strano, molto arrabbiato e con qualcosa da dire. È l'autore che ci serve.>>

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