Questo è un post senza foto, e anche un po' senza senso, dato che il suo scopo è di trovarlo, un senso.
La vita del pendolare è terribile, ma a volte l'indigenza porta a riflessioni filosofiche di un certo spessore. Tranquilli, non è il mio caso, però mi viene da pensare a due massime fondamentali:
1. la vita è apparentemente assurda
2. la vita è un ciclo che si ripete
Queste considerazioni nascono ovviamente dal fatto che la gestione di trenitalia rimane un rebus irrisolto sia per i massimi scienziati del MIT sia per gli insuperabili enigmisti della famosa Settimana. Nessuno infatti è ancora riuscito a spiegare la regola, che pare legge di natura, secondo la quale l'aria condizionata delle vetture viene sparata a sottozero il mattino e puntualmente spenta la sera, quando l'altoforno ha raggiunto il picco di temperatura. Sono i misteri della vita, qualcuno li chiama misteri della fede, perché il pendolare sempre spera che il nuovo giorno sarà diverso.
Speranza vana, a quanto pare. La storia si ripete, la vita si ripete, e così anche le vicissitudini ferroviarie. Siamo stati in vacanza, abbiamo respirato un'aria più sana, ci siamo divertiti e rilassati, abbiamo sperato di vincere il superenalotto per poter non tornare. Poi alla fine siamo tornati e abbiamo constatato anche il ritorno degli inconvenienti di viaggio. Parlo del viaggio quotidiano verso il lavoro, ovviamente, e non di quello di ritorno in interminabili code, che comunque prima o poi finisce. Il viaggio del pendolare non finisce mai. Si ripete inesorabilmente come nel Giorno della Marmotta.
Ma che senso ha tutto ciò? a volte mi sento prigioniera di un romanzo inedito di Kafka, che per fortuna nessuno ha mai pubblicato.
Si ma poi nel film, c'è un lieto fine (almeno così pare dal link che hai postato!) :-)
RispondiEliminatu ? lieto fine?
se mai riuscirò a uscire da questo circolo vizioso, lo griderò ai quattro venti con inni di gioia.
RispondiEliminaspero di sentirti presto "urlare" ai 4 venti...(in bocca al lupo....)
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