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venerdì 30 marzo 2012

L'ora della Terra


Ormai abbiamo capito che bisogna prendere in mano la situazione e fare qualcosa di concreto. I gesti simbolici, però, possono aiutare a sensibilizzare l'opinione pubblica su un problema grave come il surriscaldamento del nostro caro pianeta. Dobbiamo abituarci a consumare meno, cosa difficile in un'era in cui tutto si muove grazie all'energia. Il WWF ha organizzato per domani, sabato 31 marzo 2012, l'evento L'ora della Terra: in moltissime città italiane dalle 20.30 alle 21.30 verrà spenta l'illuminazione di monumenti significativi come la Fontana di Trevi o il Duomo di Milano.

365 giorni con lo stesso vestito. Ecco a voi The Uniform Project

Ho pochissimo tempo, ma questa storia ve la devo proprio raccontare.
Stamattina sono passata a trovare il creativissimo, stilosissimo, fattoamanissimo sito di Vendetta Uncinetta (un nome, un genio), a cui sono approdata tramite Loro, ormai non hanno più bisogno di presentazioni, e lei, che l'ha fotografata per noi al sole del parco di Via Palestro ieri.
Qui ho scoperto la storia entusiasmante di Sheena.

giovedì 29 marzo 2012

Il genio della lampadina


Devo ammettere che a volte, fortunatamente meno spesso di quanto in realtà dovrei, mi sento una vera scema. Di quelle che comprano per strada un'enciclopedia. La storia è questa: me ne sto tranquilla sul divano a sorseggiare il mio tè, in una giornata in cui, caso raro, non sono al lavoro, e squilla quel dannato aggeggio chiamato telefono. O è mia madre o qualche rompiscatole (per essere gentile) che mi vuole vendere qualcosa. Di solito sono molto tranchant, cercando di non essere troppo scortese, ma dipende un po' dai momenti. Comunque, il signore al di là della cornetta si presenta, dice che chiama da un ente di fornitura energetica che si chiama proprio come il mio (solo un po' diverso) e mi piazza una torta di risparmio che io prendo subito sul serio. Ho davvero creduto per dieci minuti buoni che fosse il mio fornitore di energia che mi proponeva un nuovo tipo di pacchetto a risparmio energetico. Poi mi chiede dei dati personali e io gli faccio: "scusi, ma non ce li ha già?" Mumble, mumble. "Signora, non sono Pinuccio, sono Pinuccio energia, ma non si preoccupi che non cambierà niente etc. etc."

Se non possono darmi Modern Family almeno che mi diano Topazio

ATTENZIONE, QUESTO POST CONTIENE SPOILER.
E LA GIUSTA DOSE DI CAZZATE.

Questo è un appello serio.
Al Signore che gestisce le Serie Tivvù.
Signore che gestisce le Serie Tivvù, lei deve sapere che dopo aver sbrigato le allegre incombenze nanesche - caccapipì, manifacciadenti e schiaffiamoci pure un bel bidet, che poi non si capisce perché non abbia optato per la doccia che aveva anche l'opzione piedi inclusa - la mia serata non offre grandi emozioni.
A parte le agognate Serie Tivvù.
Ma ultimamente, se lo lasci dire, la situazione è desolante.


mercoledì 28 marzo 2012

Il senso di responsabilità si impara da piccoli


Soundtrack: Lunedì - Vasco Rossi

- Nana, questo weekend andiamo a Genova dalla nonna.
- Ma io voglio restare qui e andare in bici!
- Guarda, ti dico un segreto, ci fermiamo anche lunedì! Pensa, salti un giorno di scuola, non sei contentissima?
- Mamma, io lunedì ho le verifiche.
- E dove sta scritto scusa? Non ho letto alcun avviso sul diario.
- Infatti non lo scrivono, ce lo hanno detto a voce.
- Eh no questo non lo accetto, a voce non si comunica niente. Carta canta!
- Fai come vuoi, mamma, io però te l'ho detto.
- E io faccio finta di non averlo sentito.
- Vabbè, tanto lo so che mi bocciano.

martedì 27 marzo 2012

Sali e scendi


Seguo il filo dei ricordi. Come Arianna, o Pollicino.

Sto cercando di recuperare i fili della memoria, li sto seguendo annodandoli tra le dita, ogni nodo un ricordo, perché non svanisca tutto prima ancora che io lo abbia potuto fissare, rivivere, raccontare.
E non dite che non vi avevo avvisato.


Pecore nere - Capitolo 11



Capitolo 11
I primi addetti stampa iniziavano a riempire il foyer del Teatro Litta, dove si sarebbe tenuta la presentazione della nuova rivista letteraria Fucina
Sotto il palco l'esiguo gruppo di allievi, insieme ai loro maestri, stava ripassando i passaggi fondamentali del discorso.
Barbato aveva gli occhi spalancati e aveva iniziato a insultare tutti circa un quarto d'ora prima, quando aveva visto entrare un paio di giornalisti che era convinto lo odiassero. <<Dovevamo fare selezione all'ingresso, ecco cosa.>>
<<Tu non sei certo la persona giusta per occuparti delle pubbliche relazioni. Non immischiarti>> lo ammonì Carlotta.
Barbato brontolò qualcosa di incomprensibile, mentre gli allievi si scambiavano sguardi preoccupati. Non era certo rassicurante per loro vederlo di quell'umore a pochi minuti dall'inizio della conferenza. 
<<Forza, forza, non state lì come stoccafissi, salite sul palco e prendete posto. Le ricordate le posizioni?>>
Pronti, ai posti...

lunedì 26 marzo 2012

Vivetta. Les jeux sont faits

Come promesso, ecco Vivetta che risponde a qualche domanda. E ovviamente le sue magnifiche creazioni.

Sogno, gioco e gli abiti di Vivetta


Metti un pomeriggio di gioco, tre bambine, qualche abito da grandi e una macchina fotografica. Il risultato è un caos indescrivibile a qualche immagine sfuocata o colorata di un divertimento incontenibile.

venerdì 23 marzo 2012

Oggi mi vesto da elefante

Sì è vero è arrivata la primavera. Abbiamo voglia di vestitini leggeri, cappelli di paglia, sandali aperti e sabbia tra le dita. Ma non corriamo troppo, non possiamo ancora cantar vittoria. Il frescolino è ancora in agguato e non appena il sole viene inghiottito dalle nuvole, l'aria gelida di marzo si rivela per quella che è: un refolo truffaldino mascherato da brezza quasi estiva.
Quindi è importante avere ancora qualcosa con cui coprirsi e tenere alla larga il refolo malefico.
Soprattutto per i bambini.
Bene, dopo questa parentesi in stile Bernacca, vi comunico che ho scovato quello che fa per voi. Maglie in cotone organico lavorate a mano a forma di animali domestici o della savana.


Giochiamo a giocare


Non so voi, ma a me la primavera mette una voglia matta e irrefrenabile di fare shopping. Naturalmente non è da tutti poterselo permettere per l'intera durata del cambio stagione (non sottovalutate mai la durata del cambio stagione, perché ogni volta che piove e poi rispunta il sole, incomincia da capo), e ovviamente io faccio parte dei NON tutti. Ma comprare non serve, non sempre almeno, l'importante è progettare, stimolare la fantasia e pensare al cambiamento. Questa volta prevale il profumo del mare e il calore del sole, con le creazioni che troviamo su maromeria, tutto pensato per creature under 10.

giovedì 22 marzo 2012

Pecore nere - Capitolo 10



Capitolo 10
Gustav stava spalmando la marmellata di mirtilli sopra il burro che aveva già steso sul pane, quando Martina fece il suo ingresso nella sala colazione dell'albergo. I capelli rossi le ricadevano lisci sulle spalle.
Aveva pensato di lasciarle un po' di privacy per prepararsi con calma, quella mattina, dopo il risveglio imbarazzante. 
Si era svegliato con la schiena alla finestra, delle mani non sue all'altezza della vita, pericolosamente vicine alle sue parti intime, e un paio di soffici rotondità piantate nella schiena.
Il respiro lento e regolare gli aveva detto immediatamente che Martina era addormentata e probabilmente non sapeva nemmeno di essergli aggrovigliata attorno. Ma quello che lui sapeva non aveva importanza per il suo amico laggiù. 
Quando Gustav aveva smesso di respirare, Martina si era svegliata, rendendosi immediatamente conto della situazione. Lui non aveva mai visto nessuno scusarsi così sentitamente. Quando si era girato per tranquillizzarla, non l'aveva nemmeno vista, nascosta com'era sotto coperte e cuscino, sprofondata in fondo al letto fin dove era riuscita a spingersi, prima di rendersi conto che l'immobilità è un elemento fondamentale della mimetizzazione.
Martina prese quanto le serviva al buffet e si sedette al tavolo con la lentezza di un bradipo, gli occhi bassi a evitare di guardare Gustav in faccia.
<<Non c'è bisogno di vergognarsi. Sono io che mi devo scusare. È che mi sono svegliato e ti ho trovata lì...>>
<<Non c'è bisogno che me lo ricordi. Cerchiamo di dimenticare l'accaduto. Intanto non credo che divideremo mai più un letto.>>
Gustav preferì non insistere oltre. Sarebbe stato un lungo viaggio verso Milano. Non solo perché lei l'avrebbe di certo ignorato per quattro ore, ma soprattutto perché quella situazione imbarazzante non aveva avuto altro effetto che risvegliare il suo interesse.

mercoledì 21 marzo 2012

Battiti di poesia. Pink Butterfly: l'officina creativa di Silvia e Ilaria

Questa storia è cominciata con una cena, durante un soggiorno tra le colline del Monferrato. E, come spesso succede, con un po' di vino. Okay tanto vino, quello che basta a far sembrare che i sogni siano lì a portata di mano e le pazzie non così tanto pazze.
Protagoniste di questa storia due donne che il giorno dopo non si sono fatte mettere al tappeto dalla luce del mattino che qualche volta riesce ad avvelenare anche le storie d'amore più romantiche, figuriamoci i sogni folli. Non hanno ascoltato le voci pragmatiche che inneggiavano alla crisi, ma hanno deciso di prendere in mano il loro sogno.
Quella sera è nata l'esperienza di Pink Butterfly.

martedì 20 marzo 2012

Pillow Faces

Ho sempre amato avere la casa piena di gente.
Le mie porte sono aperte a chiunque abbia voglia di fare due chiacchiere, bere un caffè o frugare nel frigo alla ricerca di qualcosa che inevitabilmente non è quella di cui aveva voglia.
Ma da un paio d'anni a questa parte le visite si sono un po' diradate. Sarà perché siamo usciti dalla città - non di molto a dire il vero ma solo a nominarla, la tangenziale, produce effetti indesiderati e vertigini - o forse perché sono cresciuti (gli altri non io).
Fatto sta che a volte mi sento sola.
Per questo ho deciso di adottare Zita, Ivo, Romeo, Linda, Aurelio e offrire loro un divano, una poltrona e un letto.
Loro sono i pillow faces di Pollaz, al secolo Paola Colombo. Vi terranno compagnia, vi ascolteranno senza giudicarvi, con loro vi potrete lagnare senza ritegno e mangiare con le mani, vi faranno risparmiare i soldi dello strizzacervelli e piaceranno anche ai vostri figli.
Insomma i coinquilini ideali.
Li trovate su etsy.
E qui trovate il blog di Pollaz.

Zita

Pecore nere - Capitolo 9


Capitolo 9
La prima persona che incontrarono davanti al Rathaus fu Guido Malatesta. Benedizione o persecuzione? Gustav gli sorrise, ma sapeva che questo significava solo che avrebbe dovuto subire la scocciatura delle pubbliche relazioni. Sembrava che per lui non esistesse altro.
Guido chiuse con un bacio la conversazione telefonica che era in corso e lo squadrò da capo a piedi annuendo. <<Bene, sei vestito nel modo giusto, oggi>> disse, riferendosi alla giacca sportiva su sneaker di tela e pantaloni semi-seri.
Martina alzò gli occhi al cielo. <<Certo che voi pseudo-intellettuali siete vanitosi come checche isteriche.>>
<<Non ti pare un commento politicamente scorretto?>> la investì Guido.
<<Sì, sì. Cerco di evitare tutto ciò che è noioso.>>
Continuando a sorridere, Gustav invitò gli altri a entrare.
Le sedie, disposte ordinatamente davanti al tavolo con i microfoni, erano già occupate. Malatesta li guidò il più vicino possibile alla prima fila, e lì sostarono in piedi, dove tutti potevano vederli. 
La visibilità era una questione che premeva molto a Malatesta. 
Quel pomeriggio la parola spettava ai traduttori, ma tra il pubblico Gustav riconobbe un paio di facce d'autore. 
Non c'erano solo traduttori italiani, al tavolo, ma da tutta Europa. Qualcuno di loro probabilmente aveva tradotto i romanzi di Papi e Silvio Sovrani, lì presenti. 
Il dibattito ebbe inizio e si espressero numerosi concetti interessanti. 
Quello che a Gustav piacque di più fu il paragone tra il traduttore e la voce di un doppiatore. L'idea di essere la "voce giusta" di un grande autore dava speranza alle sue velleità autoriali.
Un paio d'ore più tardi, la folla di ascoltatori si riversò di nuovo in piazza e Guido non si lasciò sfuggire l'occasione di presentare di nuovo Gustav e Martina ai due autori italiani più venduti del momento.
<<Gustav è un traduttore di grande pregio, sapete? E ha in cantiere un romanzo che promette davvero bene.>>
Gustav sorrise imbarazzato, perché il suo romanzo era in alto mare. <<Sì, beh, in questo momento sono più concentrato sui racconti...>>
<<Peccato!>> esclamò Papi. <<In Italia i racconti non interessano molto gli editori. Per qualche misterioso motivo, non si vendono bene, pare. Sarà dura per te riuscire a piazzarli a qualcuno.>>
<<Beh, sai, spero solo che a qualcuno piacciano.>>
<<Oh, ma quello non basta. Non basta.>>
Martina lesse chiaramente sul volto di Gustav l'espressione della consapevolezza. Sapeva bene anche lui che sarebbe stato difficile trovare qualcuno interessato ai suoi racconti. Non prima che fosse diventato qualcuno, letterariamente parlando. Ma il romanzo proprio non ingranava. 
Martina represse l'istinto di abbracciarlo. Non sopportava di vederlo così, ma sapeva che lui non voleva essere commiserato. 
Papi e Sovrani stavano dissertando con Malatesta sui traduttori, e Gustav fece cenno a Martina di seguirlo. 
<<Non sarà educato svignarsela così, ma non lo sarebbe stato nemmeno saltargli al collo. Non potrò mai essere come loro. Forse mi manca proprio la stoffa dello scrittore.>>
<<Essere molto sicuri di sé aiuta senza dubbio a vendersi meglio, ma tu scrivi delle buone cose. Saranno migliorabili, ma sono comunque buone. Mi rifiuto di credere che l'immagine che dai di te faccia la differenza. E poi... non sei mica così male.>>
Gustav sorrise. <<Potrei anche avere la faccia di Jude Law, ma se non so essere convincente in quello che scrivo...>>
<<Perché hai detto Jude Law?>>
<<Come?>>
<<Niente, niente. Ti va un bel tè con qualche torta tirolese? Fammi da cicerone>> disse Martina per cambiare subito argomento.
Davanti al tè fumante e a due fette di strudel di mele caldo, in una Stube con panche di legno e stufa in maiolica, la vita aveva tutto un altro sapore, e colore. 
Martina non riusciva a togliersi dalla testa l'eco delle parole "avere la faccia di Jude Law". Anche Gustav le sembrava diverso. Ma no, no, certo non era Jude Law.
Tra libri, scrittori e cibo di ottima qualità la serata trascorse velocemente, e senza nemmeno rendersene conto arrivarono a mezzanotte. Ora di andare a dormire, come nella migliore tradizione fiabesca. Il fatto di dividere una stanza matrimoniale rendeva imbarazzante per Martina proporre di andarsene a letto. 
<<Okay, ora di ritirarsi>> iniziò Gustav.
<<Sì, è meglio.>>
<<Come devo comportarmi se l'unica camicia da notte che hai portato è corta e trasparente?>> scherzò Gustav, che si divertiva a mettere Martina in imbarazzo.
<<Mettiti il cuore in pace. Ho un pigiama che non lascia scoperte nemmeno le caviglie.>>

lunedì 19 marzo 2012

Parole al vento, ricordi al sole

Se è vero che la nostra storia personale non si esaurisce con noi ma entra a far parte della storia dei nostri figli, si intreccia con essa e vive attraverso essa, allora la memoria è il nostro bene più prezioso.
La memoria intesa non come la semplice, didascalica enumerazione di volti e accadimenti. Io sto parlando di memoria emotiva, quella che ti permette di leggere i fatti del tuo passato colorandoli con le emozioni che ancora suscitano in te, con immagini e suoni che ti invadono ancora gli occhi .
Così ho deciso che in un giorno che per me è inevitabilmente dedicato al ricordo, onorerò la memoria di chi è ormai troppo distante per sentire le mie parole, per assistere ai miei voli pindarici, per accarezzarmi i capelli e stonare tutte le canzoni che amo, con una cerimonia silenziosa e leggera, colorata e piena di speranza.

venerdì 16 marzo 2012

Tartan



DefinizioneTessuto di lana a quadri in colori vivaci; è usato soprattutto per la confezione dei kilt


Applicazione: Lavorando a tarda sera, su non so quale canale di Sky, che faceva da sottofondo alla mia oratoria traduttiva, mi è capitato di pensare "Oh, toh, guarda che concidenza, parlano di Edimburgo, di kilt, di tartan, e io ho appena tirato fuori dall'armadio il mio mini-kilt per domani." Un minikilt davvero cool (nel senso che ti si gelano le chiappe da tanto è corto), per sentirsi un po' British anche fuori, oltre che dentro.

giovedì 15 marzo 2012

Discordanza

DefinizioneAssenza di caratteri comuni tra due o più cose che risultano pertanto inconciliabili contrastodissonanza.


Applicazione: La consapevolezza non mi manca, cioè non vivo nell'illusione di una comunione o di una sintonia inesistenti, ma in certi giorni la consapevolezza è acuta, e allora duole, pungola come la punta di un ago da maglia appoggiata fastidiosamente al fianco, che a ogni movimento si fa sentire: concreta, improduttiva, fuori posto. Parlo, ovviamente, della consapevolezza della mia discordanza nell'interpretazione di immagini, parole, espressioni, omissioni ecc. Ho una sensibilità aliena che non tiene conto di alcuna etichetta, ma si basa esclusivamente sulla spontaneità e sincerità delle mie reazioni, senza mai - o quasi mai -  dimenticare l'educazione, bistrattata sorella della civiltà. Mi sento come un verbo singolare dopo un soggetto plurale, un modo imperfetto in una frase ipotetica, un aggettivo femminile accanto a un sostantivo maschile. Mi sento un bemolle in una scala dodecafonica, una steccata in un inno altisonante.

mercoledì 14 marzo 2012

Vintage London


Questo negozio unisce tre mie grandi passioni: Mobili e oggetti di design/ mobili vintage di design originali / Londra.
Si chiama Bohemia e si trova al 55 di Brushfield Street.  Non ho altro da aggiungere, se non le foto tratte dal loro sito, che vi consiglio di visitare. Per quanto mi riguarda, me lo segno tra i negozi dove fare un salto durante la mia ipotetica futura vacanzina in loco.

Metroreaders. Sesta settimana d.f.


Anche questa settimana pochi metroreaders.
Ma abbiamo collezionato delle piccole chicche.
Nell'ordine:
un cane lettore
un segnalibro totemico contro l'ignoranza dilagante
un Marlon Brando agée, senza chiodo ma con piumino, senza moto ma con libro
un uomo con giacca color senape
Dante

e poi una grande verità. Quest'anno il verde is the new black.

Ecco i miei 10 metroreaders

martedì 13 marzo 2012

Cadere

Definizione: 1. Finire a terra: 2 Di cosa, precipitare, crollare 3 Disporsi in verticale, pendere  4 fig. Detto di un potere, finire, essere rovesciato 5 fig. Venir meno 6 fig. Detto del buio, calare, scendere.

Applicazione: C'è un sacco di cose che disimpariamo a fare, quando ci lasciamo l'infanzia alle spalle. Cadere è una di queste. Da bambini si sa che cadere fa parte del gioco, una sbucciatura, una lacrimuccia e si riparte. Solo raramente un po' di spavento. Arrivati a sera ci si è già dimenticati. Be' oggi sono caduta... niente di grave, solo una sbucciatura e una figura barbina davanti a tutti i compagni pendolari; è stata quella che un mio amico ha chiamato una caduta ineluttabile, e devo dire che è stato strano.

Piantine cercasi


Un dinosauro in bicicletta

Nutrite un'insana passione per le due ruote e per gli animali?
Vi piacerebbe poter vedere un giorno un dinosauro andare in bicicletta?
E magari nei vostri sogni più arditi immaginate di indossare un polipo che fa le evoluzioni su un biciclo?
Ora tutto questo è possibile grazie a Coryn e Adam, marito e moglie ma soprattutto proprietari del marchio darkcycleclothing che trovate su etsy.
Coryn e Adam hanno la loro sede operativa a Tampa, in Florida. Quando non stampano magliette, giocano con i loro tre figli e bevono troppi caffè.
Godeteveli.


Pecore nere - capitolo 8


C'era traffico sull'autostrada del Brennero. Difficile dire se fossero tutti amanti della letteratura o solo della montagna di inizio autunno. Ma quanti italiani sceglievano di andare in montagna in autunno? Sarebbe stato un festival affollato.
Martina nel posto del passeggero stava trafficando con i CD ammassati nel portaoggetti. Afferrò trionfante Our Earthly Pleasures dei Maxïmo Park, lo infilò nella fessura del lettore e iniziò a cantare il proprio stato di indeterminatezza insieme a loro.
Gustav sorrise guardandola di sottecchi, la nuvola di ricci rossi l'elemento centrale di quel momento. <<Tu sei nata nel periodo sbagliato. Gli anni Sessanta e Settanta ti si addicevano di più. Erano gli anni della ricerca di sé. Oggi se non sai chi sei, o non sei determinato a dimostrare quanto vali, non hai una chance al mondo.>> Gustav partiva spesso per la tangente con discorsi esistenziali sulla base di una cosa semplice quanto una canzone.
<<Sì, già, lo credo anch'io. Nella mia ultima vita ero Virginia Woolf, poi ho ritardato a reincarnarmi a causa del suicidio, e ora mi ritrovo in un'epoca che del mio essere passato sarebbe interessata esclusivamente all'aspetto omosessuale, che ho lasciato nell'altra vita. Mentre della mia profondità, del mio talento e del mio sguardo acuto sul mondo non frega niente a nessuno... comunque taci e ascolta>> concluse Martina alzando il volume.
Gustav continuò a guidare in silenzio. Forse avrebbe dovuto scrivere un romanzo su Martina. Da sola sarebbe bastata a riempirlo di personaggi, perché lei era sempre diversa, imprevedibile. In alcuni casi si adattava alla situazione come un camaleonte, diventando pressoché invisibile, parte della scenografia. In altri spiccava in un contrasto incontenibile, in un'aperta e dichiarata contrapposizione. 
Ora cantava, come una ragazzina disinibita che ha voglia di urlare in faccia al mondo la propria esistenza. "Ehi, sono qui. Se non mi vedi urlo un po' più forte." 
Gustav avrebbe voluto mostrare la propria rabbia con tutto quel pathos.

lunedì 12 marzo 2012

Preservare la propria identità. L'unico modo per poter essere madre

Personalità multipla
Il vero problema credo, non sono le notti di sonno perse, le responsabilità, la fatica fisica e psicologica di prendersi cura di qualcuno che dipende solo ed esclusivamente da te.
Il vero problema, per quel che mi riguarda, è che non riesco più a sentirmi.
So che a vedermi non si direbbe, ma nella mia testa spesso c'è più confusione che ad un rave.

Dettagli provenzali IV

domenica 11 marzo 2012

11.3.11 per non dimenticare

E' passato un anno.
Per una volta penso che le parole siano impotenti di fronte allo strazio e al dolore di chi ha perso tutto in Giappone dodici mesi fa.
Ma dove la parola non può arrivare forse qualcosa può la poesia delle immagini.
I disegni che vi mostro sono di Ryoko Ishii, un'artista e illustratrice giapponese che tesse mondi delicati come gocce di rugiada.
Condividere la bellezza per nutrire il germoglio dell'attaccamento alla vita, della resistenza a tutto ciò che non è vita ma soltanto negazione, lutto, perdita.
Non è molto ma è tutto quello che so fare.


sabato 10 marzo 2012

Generazione X


Soundtrack: A woman left lonely - Janis Joplin

- Mamma, guardiamo Candy Candy?
- Va bene nana, anche se trovo questo cartone un po' obsoleto e troppo maschilista per i miei gusti...
- Eddaiiii
- Va bene, dai, partiamo
- .....
- ....
- ....
- !????'!!!T&((YY)&%&%&  enno' Terence, non puoi lasciarla sola proprio adesso, ma che ti dice la testa?, vai a riprendertela cazzo, portala via con te, NON PUOI FARE QUESTO, NON PUOI FARE QUESTO, NOOOOOOO TERENCEEEEE NOOOOOOOOOO 
- Mamma?
- snif sigh sob
- Mamma, ma che fai piangi?
- Sì, nana, un giorno capirai anche tu
- A guardarti, spero di no!

Disegnare con stile


giovedì 8 marzo 2012

Dettagli provenzali III

8 marzo: un minuto di silenzio


Oggi è l'8 marzo, giornata della donna. Uso la parola giornata non a caso, perché non c'è proprio niente da festeggiare, quindi non dobbiamo considerarlo un giorno di festa. In Italia le donne sono considerate meno oggi di dieci anni fa, probabilmente, ridotte spesso a oggetto per lo sguardo. Nel mondo del lavoro le donne valgono assai poco, soprattutto se sono madri. Non so se è capitato anche a voi di sentirvi trattate come cerebrolese al rientro da una gravidanza, come se partorire o allattare avesse in qualche modo eliminato precocemente molte celluline grigie, per citare il mio amato Poirot. Le aziende italiane sono obsolete, appartengono a un'economia del passato, non sanno conciliare il lavoro ai lavoratori, ritengono ancora che i problemi dei dipendenti - mi riferisco a problemi organizzativi di gestione del tempo, tipici di ogni genitore, soprattutto delle madri - non siano affar loro, che la soddisfazione personale del personale non sia affar loro. Le aziende italiane non trattano le risorse umane come risorse, bensì come costi.

mercoledì 7 marzo 2012

B.A.D. - Book Addiction Disorder


Oggi ho avuto una rivelazione, grazie al mio sito Guru in fatto di desing nordico (Nordic Design) ho trovato una designer che unisce due mie grandi passioni: i libri e i cuscini. Per il mio amore per i cuscini vi rimando qui, per il mio amore per i libri, be', questo è un po' più evidente, ma forse vi è sfuggito il fatto che amo esserne circondata. Una montagna di libri, abbandonati in ogni angolo della casa, dalla libreria, loro naturale sito di riposo, al largo bordo del letto, al pouf, al divano, al comodino della piccola (con i suoi libri ovviamente). No, cari amici, so che cosa state pensando, ma in bagno non li porto e di conseguenza non li lascio. Torniamo a noi, però, anzi alla mia designer preferita da oggi in poi, Louise Roe: ha creato dei meravigliosi cuscini con stampe di pile o file di libri, per la casa dove il book addiction disorder da cui è affetto l'abitante non è mai abbastanza manifesto. Ovviamente, ci sono anche altre stampe, tutte molto suggestive, per cui vi consiglio di fare un giro sul suo sito, dove troverete anche plaid, oggetti per la casa e abbigliamento. Ma bando alle ciance e alle mie inutili parole, ecco di cosa sto farneticando:

Metroreaders. Quinta settimana d.f.


Devo dire che non è stato facile.
I metroreaders sanno mimetizzarsi benissimo e a questo si deve la loro sopravvivenza nell'ambiente urbano. Gli appostamenti sono stati prima discreti, poi sempre più audaci, alla fine decisamente sfacciati.

martedì 6 marzo 2012

Pecore nere - capitolo 7



Capitolo 7
L'uomo con gli occhiali dalla montatura d'oro si aprì una bottiglia di birra. Ne trangugiò disgustosamente un sorso; poi guardò la sua audience di speranzosi aspiranti scrittori.
<<Oggi facciamo esercizio di autostima. Dovete imparare a parlare in pubblico. Quindi venite qui in cattedra e leggete il vostro racconto. Che poi gli altri giudicheranno. Nightingale! Sentiamo come cinguetti.>>
Nightingale era lui, il punto di vista del sogno. Quello che non si vedeva, ma che c'era. 
Il punto di vista del sogno si spostò, andò alla scrivania e si trovò davanti una scena diversa. Studenti presuntuosi in cerchio e l'uomo con gli occhiali dalla montatura d'oro in piedi dietro di loro, con la bottiglia di birra in mano.
Il punto di vista iniziò a leggere. Più che leggere, declamava, perché la scena non cambiò. O meglio ancora. Aveva la sensazione di parlare, ma non emetteva suoni.
Percepiva il brusio di chi bisbigliava che non sentiva niente. L'angoscia del punto di vista aumentava. Poi si sentì un boato. Un ruggito che sapeva di birra. 
<<Alza quella voce, Nightingale, qua non sentiamo niente. Ti vergogni di quello che hai scritto? Un vero scrittore deve avere le idee chiare per non lasciarsi intimidire. Parlare ad alta voce equivale a scrivere sapendo dove andrai a parare. Nightingale, dove vai a parare?>>
Il punto di vista stava quasi urlando senza produrre suono. Urlava prolungando il silenzio, finché aprì gli occhi gridando <<'fanculo>>.
Gustav si guardò intorno smarrito per qualche istante. Poi si alzò, prese il portatile e iniziò a scrivere. 
Scrisse cose senza senso. Frasi sconnesse, in un file che chiamò Parole Notturne.  Era come liberare un'energia in eccesso, una frustrazione che lo portava a fare quegli incubi. 
L’imperfezione ha un che di elegante, una sorta di superiorità su tutto ciò che si affanna per essere perfetto. E poi, in fondo, la perfezione è solo una regola noiosa che ci renderebbe tutti uguali.
Se dipingiamo il mondo in bianco e nero, tutti gli altri colori scompaiono.
Forse non aveva mai accettato completamente il fatto di essere stato allontanato dalla scuola di Barbato, unico di tutto il corso, perché non aveva appreso abbastanza dell'arte dello scrivere. 
Mai portare avanti una conversazione alla pari, supponendo di essere superiore.
Ma non supporre nemmeno mai di essere inferiore.
Anche se per Barbato più che di un'arte si trattava di una missione. Certo, l'aspetto vocazionale era imprescindibile anche per Gustav, ma non era totalizzante. 
Costoso e prezioso sono solo una rima baciata. Noioso, ventoso, chiassoso, eroso, gustoso, succoso, nebuloso, presuntuoso.
Gli mancava il pathos di un'esperienza totalizzante. 
Forse, per scrivere un romanzo, avrebbe dovuto lasciarsi avvolgere dalla vita come da una calda coperta in inverno. Doveva guadagnarsi la capacità di entrare in mondi che non gli appartenevano, e possederli. Anzi, no. Lasciarsene possedere. Sì, forse era per quello che riusciva a concludere solo brevi racconti. Perché attraversava la vita con un'armatura addosso. Non poteva certo percepire la morbidezza della coperta su di sé, in quel modo. 
 Frettoloso e ingegnoso.
Non fidarsi delle rime.

Gioca jouer: Scuola di circo per bambini

A quattro anni i miei genitori mi hanno iscritto a un corso di ginnastica artistica. Dopo nove mesi ero l'unica bambina a non aver partorito nemmeno una ruota o una capriola. Poi è stata la volta del tennis, ma se in mano avessi avuto un retino per farfalle avrei ottenuto risultati migliori. Quando ho provato col pattinaggio artistico su rotelle credevo di avere finalmente trovato il mio sport. Questa certezza è crollata quando nel saggio finale, durante la rappresentazione del Lago dei Cigni, mi è stata affidata la parte del fungo. Un po' di pace sportiva l'ho trovata finalmente al maneggio. I cavalli sembrano tollerarmi. Anzi sembra proprio che io gli piaccia. E loro sono fra i pochi animali di cui io mi fidi completamente.
Se i geni non sono acqua, Mia assomiglia a me, sportivamente parlando.
Ma forse a lei è andata meglio e il suo sport l'ha già trovato. Non perché eccella in modo particolare, ma perché riesce in quello che è più importante. L'unica cosa che secondo me dovrebbe essere imprescindibile in uno sport e che non riguarda necessariamente classifiche, risultati, punteggi e voti. 
Ovvero divertirsi.
Un mese fa l'ho iscritta a un corso di gioco-circo.

Figura N.3:Giuditta


Dettagli provenzali II

lunedì 5 marzo 2012

Puntevirgola. Della scelta del nome ovvero di come rivendicare il diritto a una decisione al fotofinish

La scelta del nome per alcuni può essere semplice e sicura. Per altri imbarazzante. 
Per altri ancora lo sfogo legittimo di anni di frustrazione repressa. 
Per altri invece il richiamo alle regole. Per alcuni, pochi fortunati una scelta del cuore. 
Per lei l'anarchia della negazione.
Puntevirgola sceglie di non scegliere, finché non sarà proprio proprio necessario.
Come ho fatto io che, in preda a una delle mie classiche crisi amletiche, ho lasciato che sopra la culla della neonata campeggiasse come un marchio indelebile la scritta: GIANNONE FEMMINA.   

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