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martedì 19 febbraio 2013

Puntevirgola; L'assenza


Oggi è un giorno speciale.
E non lo dico solo perché è mia amica e mi mancava tantissimo tra queste pagine,
 come sempre mi manca quando non la vedo da più di qualche ora (a volte penso che si tratti di una dipendenza, altrimenti non si spiegherebbe).
Ma perché penso che insieme possiamo intraprendere un cammino speciale, lastricato di sorrisi sguaiati, lacrime di frustrazione, paure incontrollabili, che però quando sono coccolate e condivise riescono a fare capolino dal buio, e allora assumono sembianze quasi umane. 
E perché penso che quello che ha da raccontarci possa servire a tutti, 
non solo a chi sta vivendo la stessa esperienza, 
ma a chi spesso sente di non avere le forze per essere tutto quello che gli chiedono. 
E così vive in apnea, illudendosi che il suo sacrificio verrà ripagato. 
Che ogni respiro mancato potrà essere recuperato in seguito, 
senza accorgersi che ogni sorriso che perde, ogni parola non detta è un'occasione sprecata.
Invece il segreto è respirare. Trattenere il fiato. E mollarlo tutto d'un colpo, per farsi una grassa risata.

© M2 riproduzione riservata




L’assenza*

Per il mio ritorno mi era stato chiesto di scrivere un pezzo su San Valentino.
Sarebbe stato troppo onore ritornare a gamba tesa con sferzate di cinismo e vetriolo, come il figliol prodigo che si mangia tutte le cosce del pollo lasciando solo il petto al fratello. 
E anche troppo facile, quasi come dare un calcio a un uomo che caga. 
E no, non era giusto. Sono successe troppe cose in un anno di assenza per tornare sbarazzina a sbeffeggiarmi delle azioni degli innamorati e non.
Di fidanzati terrorizzati di far la mossa sbagliata. Di fidanzate trepidanti in attesa che il sogno che facevano a 12 anni venga realizzato dal loro uomo. 

Mi sale un brivido di eccitazione lungo la schiena all’idea di farlo, una sensazione tra il disgusto nel descriverne le peculiarità e il gusto di distruggerle a parole facendone beffe. 
Mi piacerebbe tornare in questo modo. Col botto e l’attenzione degli anti-sanvalentiniani con orecchie tese e risata facile. 
Ma no, dopo l’anno trascorso in silenzio non lo voglio fare. 
E non perché io sia una persona diversa. No, la maternità non cambia, o almeno a parer mio, non dovrebbe cambiare l’essenza di una persona. Sarebbe sbagliato. Sono sempre la stessa. Sono madre. E’ nato un maschio di una bellezza aliena. La mia vita è inevitabilmente cambiata, nella misura in cui te la cambia un figlio.
O quasi. 
Voglio tornare a scrivere delle vicende di una gravida, di una puerpera di una madre che allatta e di padri buffi inesperti e inutili. Lo farò, lo prometto.
Ma per questa sola volta, vi scrivo in maniera diversa per parlarvi in poche parole di un anno di silenzio. E lo faccio mettendo a nudo una madre. Madre che siete quasi tutte voi lettrici di questo blog. E per tutti voi che vorrete leggere. Che magari non potrete capire fino in fondo ma potrete solo percepire.  
E allora per voi, che anche se non sapete nulla di me mi avete scritto cose belle e incoraggianti, ecco la mia assenza. 

In assenza ho spinto tanto forte da far nascere mio figlio in pochi minuti.
Tanta la premura di averlo tra le mie braccia.

Ho gioito e visto la gioia negli occhi di chi mi ama e mi circondava.
Sono entrata nella nostra casa e non era più la nostra come lo era stata un tempo. Ho guardato, fissato, ammirato quell’affarino ininterrottamente per ore, giorni, settimane. Lo ho annusato e stretto e cullato e allattato. Lo ho fatto mio più di quanto non fosse mio quando ancora era dentro di me. 

Ho provato la vera gioia. Quella che un padre non sa ancora che si può provare. Quella che non proverà mai. Quella gioia drogante che ti fa pensare che non possa davvero succedere a te pur consapevole che è così, ed è così per tutte.
Da millenni.
Ho passato notti insonni ho visto il mio corpo cambiare ancora. Ho fatto e visto e provato quello che solo una madre può provare. 


Estasi.

15 giorni di estasi.

Poi la notizia. 
Suo figlio è malato. 
La malattia non si può curare.
Forse un domani la scienza… la ricerca ha fatto passi avanti… 

Ma oggi la malattia è qui. 

In assenza ho provato la sensazione di uno schiaffo che arriva in pieno volto all’improvviso. La gioia della maternità diventa una gioia diversa. Una gioia piena di paura e preoccupazione per quella creatura che dipende da te. Che non hai ancora conosciuto ma che vuoi conoscere sempre di più. Che non vuoi lasciare mai ma che ti allontanano per attaccare tubi. 
Prelevare sangue…
Ridatemi il mio sangue! 
Non portatemelo via. 
La maternità acquisisce un sapore ancora più intenso. Si riempie di tutte quelle responsabilità e preoccupazioni che generalmente arrivano in seguito. 

In assenza ho perso il fiato. Quasi tutto. Quello che mi è rimasto l’ho trattenuto. Come le forze per rimettermi in piedi. Le forze che ho dedicato solo a capire tutto quello che dovevo per far star bene mio figlio. Le forze per sorridergli come merita. Per far diventare routine e gioco le sue terapie e i suoi giorni in ospedale. 
Per capire come essere la madre allegra e non apprensiva che avrei sempre voluto essere. 

In assenza ho trattenuto il fiato. 

Ho trattenuto il fiato finché non sono riuscita ad accettare ciò che non si può spiegare. 
E finché per me, per noi, lo straordinario è diventato l’ordinario. 

E lo straordinario sei tu, che ogni giorno ridi a crepapelle incurante di tutto. Perché tu, prima di me, hai capito che la vita non è quello che ci capita ma quello che facciamo con quello ci capita. 

In assenza ho trattenuto il fiato. 

Ora respiro. Rido. Amo il mio uomo e mio figlio. 
E accetto la vita. I suoi doni e i suoi scherzi. 

E sai, vita che ti dico? Saremo forti, più forti di così. E ti farai una risata quando pensavi che ci avresti visto perdere il fiato!

Dedicato a tutte le madri che soffrono per i loro bambini. 
Loro hanno solo bisogno della loro mamma. Non vogliono e non chiedono nulla di più. 
Non abbiate paura. Siate forti come solo una madre sa fare. 



5 commenti:

  1. grazie del tuo coraggio!

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  2. Ho trattenuto anche io fiato mentre leggevo! grazie!

    RispondiElimina
  3. puntevirgola (putevirgola@yahoo.it)20 febbraio 2013 alle ore 10:20

    Cari Anonimo e Marta. Grazie per i vostri commenti. Ho voluto questo post perché una mamma che cerca su internet informazioni o esperienze di vita simili alla propria trova solo i lati peggiori della malattia. I drammi e le difficoltà. Vorrei che trovassero anche altro...se vi è piaciuto diffondete! :D E grazie davvero per aver perso tempo a leggere e commentare!
    smack

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  4. Sono commossa e non trovo le parole. Ma grazie. Grazie grazie grazie . Crinico

    RispondiElimina

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