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lunedì 11 novembre 2013

Odi et amo - una quasi recensione


Ammetto che mi sono avvicinata a questo romanzo con molto scetticismo e molti pregiudizi, che ho avuto la forza di superare solo perché me lo ha regalato una carissima amica.
Ho sempre considerato Baricco pomposo, e ne ho avuto la conferma leggendo questo libro snello. Baricco, anche quando non usa una perifrasi gonfia e arzigogolata, non sa essere lieve. Ma ammetto che questa sua "pesantezza" possa essere proprio quello che piace ai suoi fan.

Una cosa che non ho capito del romanzo è perché lo abbia ambientato a Londra, dato che non si respira l'atmosfera londinese in nessuna virgola. Avrebbe potuto essere ambientato a Bergamo e sarebbe stato uguale.
Passiamo alla storia: si parla dello scrittore Jasper Gwyn, che un giorno annuncia con un articolo sul Guardian che non scriverà più. Punto. Stop. Una elucubrazione dopo l'altra, un incontro dopo l'altro, arriva alla conclusione che farà il copista. Copierà esseri umani, cioè scriverà ritratti.
La descrizione della preparazione dello studio è una delle parti più lente del libro.
Come al solito le mie rivelazioni sulla trama si fermano qui di botto, per il mio forse assurdo timore di rivelarvi troppo. Nooo, è che odio i riassunti.

E ora è giunto il momento delle lodi a questo romanzo, perché nonostante mi sia sforzata non mi è dispiaciuto fino in fondo.
Prima di tutto lo spunto della storia è degno di nota. Uno scrittore (che è uno scrittore, non che fa lo scrittore) che non vuole più scrivere. Bello! Mi piace!
Anche la faccenda dei ritratti mi è piaciuta molto, una sorta di sinestesia estesa (anche se poi sono stati proprio i ritratti ad annoiarmi).
A un certo punto, però, Jasper Gwyn smette di fare ritratti, sparisce, il focus si sposta sulla sua assistente Rebecca e il libro acquista un ritmo che ti fa correre fino alla fine. Anche se quella, ahimè, non è tanto lontana.
Però la lettura mi ha lasciato pienamente soddisfatta quando in una frase mi è parso di cogliere il senso di tutto il romanzo:

Jasper Gwyn mi ha insegnato che non siamo personaggi, siamo storie, disse Rebecca. Ci fermiamo all'idea di essere un personaggio impegnato in chissà quale avventura, anche semplicissima, ma quel che dovremmo capire è che noi siamo tutta la storia, non solo quel personaggio. Siamo il bosco dove cammina, il cattivo che lo frega, il casino che c'è attorno, tutta la gente che passa, il colore delle cose, i rumori.

"Madame Bovary c'est moi"

Titolo: MR. Gwyn
Autore: Alessandro Baricco
Editore: Feltrinelli
Enjoy!



2 commenti:

  1. provo le stesse cose per Baricco anch'io. Sono riuscita ad "odiare" alcuni suoi libri e ad amarne altri... Questo mi manca. Diciamo che visto che mi sta antipatico non lo compro volentieri, però mi hai incuriosita!

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    Risposte
    1. la curiosità è l'anima di tutto, in fondo, no? Buona lettura!

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