Testo di Benedetta
Foto di Cristina
Conosco Margherita da un po' di tempo. Quel tempo che è bastato a farmi cambiare casa e anche un po' vita mio malgrado, a farmi perdere e ritrovare almeno un paio di volte. E non pensate che siano passati decenni, saranno si è no tre o quattro anni.
Dove-Abitavo-Prima era un posto caldo, allegro e brulicante di vita e di lingue diverse, le porte sempre aperte ad accogliere e a essere accolti. Avevo appena avuto la mia prima figlia, all'epoca, ed essendo totalmente e irrimediabilmente impreparata, quell'atmosfera da Erasmus mai concluso che regnava nel mio pianerottolo mi ha aiutata senza che me ne rendessi conto.
Margherita era spesso ospite della Casa Di Fronte, quella dove vivevano Javi, Victor e Carlos, e dove si organizzavano feste fantastiche. A me bastava fare quattro passi per essere risucchiata in una realtà a cui non appartenevo più da tempo ma che aveva ancora il potere di reclamarmi, facendomi dimenticare per poche ore lo schiacciante senso di inadeguatezza e panico che mi prendeva alla gola quando realizzavo che non ero più sola. Che le scelte che avrei fatto in futuro avrebbero condizionato un'altra vita, oltre la mia. Che nei giorni in cui la luna non mi aveva offerto il suo lato migliore, non bastava più semplicemente svegliarsi e trascinarsi fuori dal letto, ma che dovevo esserci, sempre, con la testa e con il cuore.
Con il passare del tempo mi è venuto naturale.
Ma dire che sia stato facile, questo no, non posso farlo.
Rivederla è stato per me come immergermi in un passato che, nel suo personalissimo modo, mi ha aiutato a evolvere.
Quello che non sapevo di Margherita è che lei disegna abiti per bambini. E lo fa con la grazia e la delicatezza che le appartengono; anzi sembra quasi che quella grazia ce l'abbia impressa nel DNA, marchiata a fuoco, e che la eserciti senza alcuno sforzo, con la stessa naturalezza con cui io bevo una tazza di caffè la mattina lasciandomi i baffi fino a quando qualcuno non me lo fa notare. Questione di stile, dicono. O ce l'hai o non ce l'hai.
Lei ce l'ha e traspare da ogni suo movimento, da ogni espressione, trasmettendosi ai suoi abiti, che sono classici nelle forme e nell'atmosfera che evocano, ma contemporanei nei colori e nei disegni, come nella scelta dei tessuti.
Insomma sono un po' i bei vestiti di una volta, quelli che, come dice mia mamma, non si trovano più. Ma hanno rinnovato il loro look, adattandosi a una quotidianità che, per tempi ed esigenze, è ormai completamente diversa.
Noi le abbiamo fatto qualche domanda, per farvela conoscere e per farvi conoscere il suo lavoro. Che è curato, artigianale e al centopercento made in Italy.
I vestiti di Margherita e della sua linea M.A.T. saranno esposti presso il temporary shop Ozanam9 fino al 31 maggio.
Fateci un salto, magari un giorno in cui vi sentite demotivati e con l'anima stropicciata. Vi sembrerà di essere tornati bambini.
E i bambini, è lampante, ne sanno molto più di noi.
Quando e come hai cominciato?
Ho cominciato circa due anni fa, in seguito a
un'esperienza lavorativa per una nota casa di moda, grazie alla quale mi sono
appassionata al kidswear.
Da che cosa ti fai ispirare?
Dai colori di luoghi e paesaggi, guardandomi in giro, dai viaggi che ho fatto e da quelli che ancora devo fare ma che sono sicura toccheranno la mia anima..
Le stoffe con cui confezioni i tuoi capi provengono
direttamente dall'alta moda. Da chi ti rifornisci e dove avviene invece la
produzione dei tuoi abiti.?
Una delle
cose che più mi piace è la ricerca accurata delle stoffe di ottima qualità e di
fantasie nuove e particolari. I miei vestiti sono confezionati artigianalmente
in Italia, e tutti i ricami sono fatti a mano.
Come definiresti il tuo stile? Qual è il dettaglio che lo rende unico?
E' uno stile classico e romantico nei modelli, ma allo stesso tempo moderno e contemporaneo per la praticità dei tessuti e dei colori. Ciò che lo rende unico è la cura minuziosa e quasi maniacale dei dettagli.
Raccontaci una tua giornata tipo.
Una giornata nasce diversa dall'altra, essendo io da sola e dovendo svolgere attività sempre differenti. Quelle che preferisco sono ovviamente quelle creative, legate al disegno dei modelli e alla ricerca delle stoffe. Poi ci sono i contatti con la produzione e con i clienti, e la parte per me più noiosa, quella amministrativa. Per fortuna per questo ho l’aiuto della mamma!
Cibo preferito.
Sushi e pasticcini alla crema.
La canzone che hai ascoltato fino allo sfinimento durante l'adolescenza.
All the small things - Blink 182
Il film che ti ha segnato.
La storia infinita – Wolfgang Petersen
L'unica cosa a cui non rinunceresti mai.
Viaggiare.
Ti svegli la mattina e indossi le prime cose che trovi sulla sedia. Quali sono?
Se ho una cosa nuova è la prima che voglio mettere! Altrimenti un bel vestito.
Quali sono i tre capi che non dovrebbero mancare mai nel guardaroba di un bambino?
Ovviamente un bel vestito se si tratta di una bambina! Un bel paio di scarpe, una camicia e un golf morbido e caldo.
Nessun commento:
Posta un commento