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giovedì 10 maggio 2012

Pecore nere: Capitolo 17




Capitolo 17
Quella mattina Martina aveva tenuto la sua prima lezione agli studenti inglesi. Non era stata affatto male, però alla fine delle due ore aveva sentito l'esigenza di rifugiarsi nel proprio studio. Sulla scrivania l'attendeva un pacco. Provenienza: Milano - Italy. Lo tenne tra le mani, tastandolo come se fosse un regalo, e un sorriso le illuminò il volto, incorniciato dai corti capelli neri. Tutti neri. Doveva trattarsi del libro di Gustav. La raccolta di racconti.
Si era infilata il trench rosso ed era corsa fuori. Doveva trovare un posto tranquillo dove poter sorseggiare un tè in santa pace e gustarsi la raccolta. Era un libro minimo. Le avrebbe fatto compagnia fino a sera. Un posto che non la faceva mai sentire sola era il Portrait Restaurant, sopra la National Portrait Gallery. Si conquistò un tavolino vicino alla vetrata, e con la vista della colonna di Nelson tra le cupole e il Big Ben sullo sfondo, iniziò a leggere. 
Molti di quei racconti li aveva già letti e riletti, ma adesso, dentro la cornice del libro, sembravano vibrare di un'energia più intensa. Un paio di tè e di fette di torta al rabarbaro più tardi, lesse la poesia con cui si concludeva il libro.
La luce è tutta in bianco
Arcobaleno è luce
Uno e sette colori

Alzò gli occhi dal libro, su Londra. Poi si voltò a incrociare lo sguardo limpido di un volto inaspettato, che si allontanava dalla vetrata. Fu un attimo breve, ma straordinariamente lungo nella dimensione delle cose perfette. Quel volto le sorrise, come se il riconoscimento fosse reciproco. Jude Law lasciò la sala senza che Martina avesse nemmeno il coraggio di voltarsi per scoprire se quegli occhi fossero davvero puntati sulla sua nuca, come percepiva. 
Estrasse il cellulare e compose un numero italiano. Quello era il giorno del compimento. 
Quando un ciclo è compiuto, un altro ha inizio.
<<Pronto?>>
<<Ehi, SCRITTORE? Sono la tua vecchia amica Martina.>>
<<Marti! Hai ricevuto il mio pacchetto?>>
<<L'ho anche già letto. E mi piace tutto. Che fai ancora lì? Non è ora di tornare a casa?>>
<<Per il momento è qui casa. C'è un progetto a cui non posso rinunciare. Ci sono un sacco di novità, di cui non ti ho scritto per...>>
<<... per scaramanzia! Lo so, sei il solito superstizioso.>>
<<Tu invece, quando vieni a trovarmi?>>
<<Ah no, caro. Io sono partita e sei tu quello che deve venire a trovarmi, per assicurarsi che qui me la cavo davvero bene. E dato che la tua superstizione è piuttosto contagiosa, e inizio a credere nei segni anch'io...>>
<<Ci credi da prima di me...>>
<<In ogni caso, oggi ho avuto un segno che tutto sta per avverarsi.>>
<<Che segno, e tutto cosa?>>
<<Una signora ha i suoi segreti. Sta per avverarsi la felicità, la soddisfazione. Ho trovato casa, Gustav. Questa è la mia casa. Di amici ne ho ancora pochi, ma sento che sono a casa. Indipendentemente da quello che accadrà.>>
<<Ci siamo scambiati il territorio.>>
<<Così pare.>>
<<Allora prometto che verrò a trovarti presto. Molto presto.>>

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