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giovedì 31 ottobre 2013

Halloween in compagnia di Heavy Bone e la Storia del rock a fumetti

Lo sapete tutti che giorno è oggi.
Ma qui non troverete zucche, fantasmini di carta, streghe maliziose o qualche slime vomitoso sul pavimento.
Qui troverete un mostro, anzi IL mostro.
Signore e signori, bambini e bambine, ecco a voi Heavy Bone.

Haeavy Bone è un fantasma, ma non uno qualunque.
Heavy Bone è il cadavere del Rock'n'Roll.
Ha poco più di cinquant'anni, puzza da fare schifo e ha un look discutibile, fatto di jeans attillati e stivali.
Di mestiere uccide le rockstar e sulla coscienza ce le ha proprio tutte, da Jim a Jimi, da Janis a Kurt.


martedì 29 ottobre 2013

In breve - elogio del racconto


Che dire, questo libro è un elogio al racconto, la short story per antonomasia. Volete sapere come si scrive un buon racconto? Leggete Bullfighting di Roddy Doyle. A me piacciono un sacco i racconti, e sono anche la mia forma preferita di espressione, essendo affetta, ahimè, da brevite acuta.
Roddy Doyle dipinge qui uno spaccato d'Irlanda che ti immerge nella realtà di quel paese. Entri veramente nelle case dei protagonisti, nelle loro vite, sapientemente descritte con un punto di vista prettamente maschile, che le rende ancora più veritiere, verosimili, perché gioca lasciando trapelare quella ingenuità maschile, quella semplicità di pensiero che evidenzia e rende tangibile una diversità tra i sessi che in pochi, a mio avviso, hanno saputo raccontare con efficacia.

lunedì 28 ottobre 2013

Ospitalità mobile



Mi sono imbattuta in questo progetto, che sta in mezzo tra lo street food e lo street design, portato avanti da una coppia di designer di stanza a Vienna, per ripensare e riappropriarsi in un certo senso dello spazio pubblico. Che è di tutti e di nessuno, e andrebbe quindi rispettato ancor più della nostra privata proprietà.

giovedì 24 ottobre 2013

Uno tira l'altro - confessioni di una lettrice compulsiva

Agatha Raisin

Non so se avete mai provato una compulsione alla lettura. A me capita, a volte, soprattutto con libri che rimandano ad altri libri, successivi. Mi piace l'atmosfera, mi piacciono i personaggi e tac, scatta una sorta di dipendenza che mi spinge a leggere, leggere, leggere. Mi è capitato con Harry Potter e ora mi sta capitando con la serie che M.C. Beaton ha dedicato ad Agatha Raisin.

martedì 22 ottobre 2013

Les Petits Bohèmes, un posto che fa bene al cuore

Ho sempre desiderato vivere in una casa un po' sgangherata, dove tutti gli oggetti parlano un proprio linguaggio, eredità di mani che li hanno toccati, di anime che li hanno abitati.
Il fascino che esercita su di me il vecchio - il vecchio, si badi bene, non l'antico che è probabilmente restaurato e di valore - è direttamente proporzionale alla mia fissa per le parole desuete, i modi di dire un po' in disuso, i nomi antichi che profumano di braccia forti e abbronzate e mani infarinate.
Forse ha a che vedere con alcuni miei ricordi d'infanzia, legati a una dimora vecchia e decadente che adesso non c'è più, ad antiche radio d'epoca Crosley e alle pile di dischi targati La voce del padrone che facevano bella mostra di sé lì accanto, ad antichi vascelli custoditi in bottiglie troppo strette, condannate a intrappolare i sogni dei marinai.

La mia vocazione, la mia ambizione più grande è quella di rianimare le cose vecchie, ridare loro nuova dignità e nuova collocazione, reintegrarle in un processo creativo che non sa inventare nulla di nuovo e che ha un disperato bisogno di rivolgersi al passato. Esattamente come quando la nostra vita non mantiene le promesse che noi stessi le abbiamo attribuito, e allora andiamo a sfogliare le vecchie Smemo e le orride scritte con l'Uniposca ci sembrano messaggi da un Aldilà che ricordiamo foriero di strabilianti avventure, quando invece era solo costellato di brufoli, mani sudate e attese davanti al telefono.


Ci sono persone che questo lavoro, quello che vorrei fare io, lo svolgono con una delicatezza e una poesia che lasciano a bocca aperta. Persone che non  si limitano a recuperare le cose vecchie, ma che inventano per loro nuovi mondi, universi paralleli dove Alice e la regina di Cuori si danno la mano, dove Dorothy fa la pace con la malvagia strega dell'Ovest e Atreyu non è costretto a rinunciare ad Artax per combattere il Nulla. 
Un mondo dove tutto è possibile.

lunedì 21 ottobre 2013

Uncinetto per principianti: tutte pazze per i #funkyweekend

Io e l'uncinetto non siamo proprio amici, ecco. In generale io e qualsiasi attività manuale non siamo proprio amiche. Diciamo che se da un cappotto si stacca un bottone, tendo a cambiare cappotto.
Succede però di avere amiche che fanno cose bellissime e che ti coinvolgono in questo caleidoscopio di colori, trame, filati. Succede che per una volta mi lascio tentare, e siccome nessuno potrà mai convincermi a correre, nonostante sia la moda del momento, decido che almeno una cosa alla moda la posso fare. In fondo il concetto del DIY mi ha sempre convinto, io sono per qualsiasi tipo di autarchia: emotiva, sentimentale, culturale e quindi, a maggior ragione, anche manifatturiera.


giovedì 17 ottobre 2013

Il cinema per la scuola elementare pubblica: il progetto La Prima Scuola

- Mamma, ma a cosa serve la scuola?
- A imparare quello che ancora non sai, nana.
- Ma quello che ancora non so non lo posso imparare direttamente da te? E poi io so già quasi tutto.
- Ti sembra di sapere tutto, in realtà sai solo una piccolissima parte di quello che ti servirà in futuro. E io non sono in grado di insegnartelo. Già faccio fatica a insegnarti a non lasciare cadere i vestiti sul pavimento come foglie morte quando vai a letto, figurati!
- Secondo me questa di voi adulti per la scuola è un po' una fissazione.



Tempo fa farneticavo sulla scuola che vorrei.
La realtà purtroppo è molto distante da quel sogno a occhi aperti e di sicuro non conosco scuole che organizzino rendez-vous notturni per osservare le stelle con un potentissimo telescopio donato da qualche anonimo benefattore.
Fino a poco più di dieci anno fa, facciamo anche quindici va', la scuola era il fiore all'occhiello del nostro paese. Insieme alla Sanità. E siccome avevamo qualcosa di bello che sembrava funzionare, abbiamo preferito abbatterlo come una sequoia secolare. I tagli con le conseguenti riduzioni del personale e delle risorse hanno messo la scuola in ginocchio. A un impoverimento materiale è seguito, come spesso purtroppo succede, un impoverimento delle intenzioni. Ed è triste, perché le intenzioni e la passione dovrebbero essere gratis. Ma non si può spremere un limone raggrinzito.

Nonostante questo panorama desolante, sono ancora convinta che le azioni dal basso possano contribuire a fare qualcosa, a smuovere le acque se non altro. In fondo si tratta del futuro dei nostri figli. Ci vogliamo dare una svegliata? Stare a recriminare sul fatto che la maestra di italiano non ha abbastanza ore, che i materiali didattici sono insufficienti e che sì insomma l'alfabeto io lo avrei insegnato diversamente, magari partendo dalla G, non serve a nulla credetemi.
Serve invece guardarsi intorno con occhi curiosi e trovare ispirazione e spunto dalle diverse realtà che ci circondano, che frequentiamo assiduamente e che magari a prima vista non sembrano molto in tema.
Come il cinema.
La cultura e l'arte possono fare molto, soprattutto quando si mettono al servizio dei più piccoli.


martedì 15 ottobre 2013

Fotoracconti - intervista a Lorena Brambilla



Oggi vi presentiamo la fotografa Lorena Brambilla, di cui ho avuto il piacere di ammirare le fotografie esattamente un anno fa, nel periodo della vendemmia, presso la cantina Manuelina, tra i colli di Santa Maria della Versa. Finalmente siamo riuscite a incontrarci, anche se solo virtualmente. Ma spero presto di poterla salutare, magari a una delle sua mostre, perché le risposte a queste banali domande della mia intervista sono davvero illuminanti e trasmettono tutta la sua passione. 

Come è nata la tua passione per la fotografia?

 La mia passione per la fotografia nasce da ragazza, una passione tramandatami da mio fratello. 

lunedì 14 ottobre 2013

Parole in rete (e anche no)


Le parole hanno l'odiosa tendenza a sfuggire, a volte, come pesci nel mare, come farfalle intorno a un albero in fiore, e non importa se si ha in mano un bel retino e lo si brandisce con grazia, le parole non si lasciano catturare. Non è che non si sappia che cosa dire, è solo che non si trovano le parole giuste per esprimere esattamente quello che ci frulla in testa, e allora, per non rischiare di essere fraintesi, si sta zitti. E non si scrive. 
Le parole possono essere speciali, così come banali, a seconda di come le si usa. E non c'è niente di peggio per uno scrittore che banalizzare i propri pensieri con parole inadatte.

venerdì 11 ottobre 2013

Miranda July: We think alone


Io amo Miranda July, questo è un dato di fatto.
Perché secondo me incarna la quintessenza dell'arte contemporanea, fruibile solo nel momento stesso in cui esiste, destinata a smaterializzarsi come la maggior parte delle informazioni che ci bombardano quotidianamente. A volte sospetto addirittura che anche l'artista sia solo un prodotto effimero della mia immaginazione, che tende a dare vita alle proprie fissazioni.

WE THINK ALONE è l'ultimo progetto di Miranda July, che come al solito assicura allo spettatore un ruolo attivo nella messa in scena, ponendolo al centro del palco.
Per venti settimane chi sottoscrive il progetto potrà sbirciare nella mailbox della July, potrà guardare le mail dei suoi amici, che ogni settimana dovranno selezionarne una tra quelle inviate nei mesi precedenti alla nascita del progetto, per riproporla a noi comuni mortali. E gli amici della July non sono tizio, caio. sempronio. Sono, tra gli altri, Kirsten Dunst, Lena Dunham, la fotografa Catherine Opie e l'artista Danh Vo. Sono registi, designer, stilisti.

mercoledì 9 ottobre 2013

La grammatica dello stile: la verità è che non so che cosa mettermi


Avete mai pensato alla vostra personale grammatica dello stile?
Non è vero che la moda è roba frivola. La moda quella delle sfilate, allora sì. Perché mi dovrei far dire da qualcuno che pesa venti chili meno di me come mi devo vestire?
Ma la moda quotidiana offre spunti di genuina poesia. Un banale cosa mi metto addosso può diventare la vostra espressione grammaticale, una fluente narrazione di voi stessi. E come ogni narrazione può essere claudicante o scorrevole, arguta, imperiosa, arrendevole.

La mia grammatica ce l'ho chiarissima in testa: disseminata di molti punti interrogativi e di altrettante ipotetiche dell'irrealtà. Ma tutto sommato corretta.
C'è un periodo, però, in cui perdo ogni cognizione della sintassi, dimentico le regole base della punteggiatura, annichilisco davanti all'armadio come un poeta in crisi d'ispirazione davanti al foglio bianco.
Quel periodo è il cambio di stagione.

martedì 8 ottobre 2013

La felicità è decentrata

Spesso mi interrogo sulla natura fuggevole della felicità.
Perché, ammettiamolo, non siamo mai contenti. Gli obiettivi che ci poniamo devono essere irraggiungibili, in modo da alimentare continuamene la tensione narrativa che si cela dietro la storia del loro raggiungimento. Noi ci muoviamo in virtù di quegli obiettivi. Raggiungerli significa fermarsi.
La felicità per sua natura non è statica, ma in continuo movimento. Ed è sempre corredata dalla mancanza.
Quando vivevo da sola amavo la sensazione di libertà euforica che le notti mi regalavano, il non sapere mai dove sarei stata e con chi. Ma non riuscivo a godermela appieno, perché la mancanza di ciò che non avevo, la stabilità, ne inquinava la purezza. Ora che quelle notti esercitano su di me un'attrattiva irresistibile, ci sono giorni in cui la stabilità mi sembra poca cosa rispetto a quello che ho perso.

Ecco perché sono convinta che la vera felicità sia decentrata. Perché è raccolta in quell'attimo prima che qualcosa accada. O nell'istante subito dopo, quando ti è appena passata attraverso e ne stai gustando ancora i colori. Perché non fai in tempo a provarla che è già andata.

C'è un fotografo che ha dato corpo e anima alla mia idea di felicità.
Il suo nome è Max Wanger.


giovedì 3 ottobre 2013

E salutatelo per me

Ieri è successo che fosse la festa dei nonni.
E che noi un nonno non l'abbiamo più.
Che poi è buffo: è da quando sono diventata mamma che non ho più un padre. Dovevo forse pagare un pedaggio? O troppa felicità era sgradita?
Loro lo stanno conoscendo attraverso le mie parole e i miei ricordi. Sanno le cose fondamentali, che si chiamava Paolo e che odiava l'aceto. Come ho già avuto occasione di dire, la memoria è una bestia strana e vorace. Mi capita di ricordare dettagli insignificanti, come il colore di tutti i suoi maglioni, ma di aver dimenticato qual era il suo piatto preferito. E sono sicura che ce l'avesse, un piatto preferito. Di sicuro gli piaceva lo zabaione.
Il ricordo è l'arma più potente che abbiamo per tenere in vita le persone e per far sì che abbiano ancora qualcosa da insegnarci. In fondo non smettiamo mai di imparare da chi ci è stato accanto, anche quando non c'è più. Mio padre mi ha insegnato a scrivere poesie, e anche se ultimamente sto battendo un po' la fiacca, la poesia rimane la mia risorsa principale per mantenere la rotta quando sono in piena tempesta, o per conservare la mia identità quando sto cambiando pelle.

martedì 1 ottobre 2013

Dalla Polonia con colore: EFVVA hand painted kids wear




Torniamo per un attimo bambini e cerchiamo di concentrarci su cosa era davvero importante.
Per me era importante:

sentire l'erba sotto i piedi nudi
annusare l'odore della pioggia e bagnarmi occasionalmente i capelli
la prima volta che mi hanno mandato a comprare il pane
i colori
ridere a squarciagola, senza filtri
osservare le cose nei minimi dettagli e non soltanto nel loro insieme
farmi domande
fare delle domande
chiedere insistentemente il perché di ogni cosa
vedere la magia in una giostra scalcinata e aspettarmi che da un momento all'altro i cavalli prendessero il volo
andare a comprare le matite, i quaderni e le penne per il nuovo anno scolastico
i vecchi film Disney in tivvù
aspettare emozionata l'arrivo di un ospite
il mio pigiama pulito e le lenzuola linde
ridere
ridere
correre
ridere

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