Oggi è un giorno speciale.
E non lo dico solo perché è mia amica e mi mancava tantissimo tra queste pagine,
come sempre mi manca quando non la vedo da più di qualche ora (a volte penso che si tratti di una dipendenza, altrimenti non si spiegherebbe).
Ma perché penso che insieme possiamo intraprendere un cammino speciale, lastricato di sorrisi sguaiati, lacrime di frustrazione, paure incontrollabili, che però quando sono coccolate e condivise riescono a fare capolino dal buio, e allora assumono sembianze quasi umane.
E perché penso che quello che ha da raccontarci possa servire a tutti,
non solo a chi sta vivendo la stessa esperienza,
ma a chi spesso sente di non avere le forze per essere tutto quello che gli chiedono.
E così vive in apnea, illudendosi che il suo sacrificio verrà ripagato.
Che ogni respiro mancato potrà essere recuperato in seguito,
senza accorgersi che ogni sorriso che perde, ogni parola non detta è un'occasione sprecata.
Invece il segreto è respirare. Trattenere il fiato. E mollarlo tutto d'un colpo, per farsi una grassa risata.
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L’assenza*
Sarebbe stato troppo onore ritornare a gamba tesa con sferzate di cinismo e vetriolo, come il figliol prodigo che si mangia tutte le cosce del pollo lasciando solo il petto al fratello.
E anche troppo facile, quasi come dare un calcio a un uomo che caga.
E no, non era giusto. Sono successe troppe cose in un anno di assenza per tornare sbarazzina a sbeffeggiarmi delle azioni degli innamorati e non.
Di fidanzati terrorizzati di far la mossa sbagliata. Di fidanzate trepidanti in attesa che il sogno che facevano a 12 anni venga realizzato dal loro uomo.
Mi sale un brivido di eccitazione lungo la schiena all’idea di farlo, una sensazione tra il disgusto nel descriverne le peculiarità e il gusto di distruggerle a parole facendone beffe.
Mi piacerebbe tornare in questo modo. Col botto e l’attenzione degli anti-sanvalentiniani con orecchie tese e risata facile.
Ma no, dopo l’anno trascorso in silenzio non lo voglio fare. E non perché io sia una persona diversa. No, la maternità non cambia, o almeno a parer mio, non dovrebbe cambiare l’essenza di una persona. Sarebbe sbagliato. Sono sempre la stessa. Sono madre. E’ nato un maschio di una bellezza aliena. La mia vita è inevitabilmente cambiata, nella misura in cui te la cambia un figlio.
O quasi.
Voglio tornare a scrivere delle vicende di una gravida, di una puerpera di una madre che allatta e di padri buffi inesperti e inutili. Lo farò, lo prometto.
Ma per questa sola volta, vi scrivo in maniera diversa per parlarvi in poche parole di un anno di silenzio. E lo faccio mettendo a nudo una madre. Madre che siete quasi tutte voi lettrici di questo blog. E per tutti voi che vorrete leggere. Che magari non potrete capire fino in fondo ma potrete solo percepire.
E allora per voi, che anche se non sapete nulla di me mi avete scritto cose belle e incoraggianti, ecco la mia assenza.
Tanta la premura di averlo tra le mie braccia.
Ho gioito e visto la gioia negli occhi di chi mi ama e mi circondava.
Sono entrata nella nostra casa e non era più la nostra come lo era stata un tempo. Ho guardato, fissato, ammirato quell’affarino ininterrottamente per ore, giorni, settimane. Lo ho annusato e stretto e cullato e allattato. Lo ho fatto mio più di quanto non fosse mio quando ancora era dentro di me.
Ho provato la vera gioia. Quella che un padre non sa ancora che si può provare. Quella che non proverà mai. Quella gioia drogante che ti fa pensare che non possa davvero succedere a te pur consapevole che è così, ed è così per tutte.
Da millenni.
Ho passato notti insonni ho visto il mio corpo cambiare ancora. Ho fatto e visto e provato quello che solo una madre può provare.
Estasi.
Suo figlio è malato.
La malattia non si può curare.
Forse un domani la scienza… la ricerca ha fatto passi avanti…
Ma oggi la malattia è qui.
Prelevare sangue…
Ridatemi il mio sangue!
Non portatemelo via.
La maternità acquisisce un sapore ancora più intenso. Si riempie di tutte quelle responsabilità e preoccupazioni che generalmente arrivano in seguito.
Per capire come essere la madre allegra e non apprensiva che avrei sempre voluto essere.
E finché per me, per noi, lo straordinario è diventato l’ordinario.
E accetto la vita. I suoi doni e i suoi scherzi.
E sai, vita che ti dico? Saremo forti, più forti di così. E ti farai una risata quando pensavi che ci avresti visto perdere il fiato!
Loro hanno solo bisogno della loro mamma. Non vogliono e non chiedono nulla di più.
Non abbiate paura. Siate forti come solo una madre sa fare.
grazie del tuo coraggio!
RispondiEliminaHo trattenuto anche io fiato mentre leggevo! grazie!
RispondiEliminaCari Anonimo e Marta. Grazie per i vostri commenti. Ho voluto questo post perché una mamma che cerca su internet informazioni o esperienze di vita simili alla propria trova solo i lati peggiori della malattia. I drammi e le difficoltà. Vorrei che trovassero anche altro...se vi è piaciuto diffondete! :D E grazie davvero per aver perso tempo a leggere e commentare!
RispondiEliminasmack
Sono commossa e non trovo le parole. Ma grazie. Grazie grazie grazie . Crinico
RispondiEliminaGrazie a te. Ancora.
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