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mercoledì 20 marzo 2013

Impressioni di un recensore per caso


Qualche giorno fa ho finalmente terminato la lettura di Norwegian Wood, di Murakami Haruki. Non ci ho messo poco, insomma, non è un libro che ho divorato, per intenderci. Ma non credo che questo dettaglio sia significativo, perché non è la tipologia di libro che si può assumere tutta in un colpo. Come al solito, non sto a raccontarvi la trama. Per sommi capi è la storia di due giovani ventenni, ma non solo, i loro problemi, le loro soluzioni. Quello che mi interessa trasmettervi, qui, è l'atmosfera del romanzo.
La lettura procede in un paesaggio nebbioso - emotivamente parlando, non in senso letterale - che nella sua cupezza racchiude una poeticità unica. La storia è un flashback che ci riporta agli anni Sessanta, in Giappone, e forse anche un po' per la distanza culturale che mi separa da lì la lettura mi è sembrata uno stato di sospensione dalla realtà. Sembra uno di quei sogni da cui vorresti svegliarti presto, ma non prima di sapere come va a finire. Non mi veniva esattamente voglia di aprire il libro e continuare il viaggio, ma d'altro canto non potevo evitare di farlo. Inoltre il testo è costellato di perle di saggezza. Il fatto che abbia usato la matita per sottolinearle è un segnale positivo nella mia scala di giudizio, un punto a favore. O forse dieci. Significa che il libro ha spessore, che va in profondità e tocca corde sensibili, nella gioia e nel dolore.
Quella che trovate qui sotto recita: Conosco la differenza tra le persone che sanno aprire il loro cuore e quelle che non sanno farlo. Tu sai aprirlo. ma solo quando dici tu, beninteso. 
- E se uno lo apre cosa accade?
Sempre senza posare la sigaretta Reiko appoggiò le mani sul tavolo e con aria divertita disse: - Si guarisce -.
L'ho trovata significativa, perché tutti abbiamo bisogno di guarire da qualcosa, da noi stessi, e la strada del cuore, della comprensione e dell'empatia mi sembra la medicina migliore.
Il finale... ah, no, non ve lo dico.
Enjoy!

Autore: Murakami Haruki
Editore: Einaudi

4 commenti:

  1. Adoro questo libro di Murakami, anche se non è il mio preferito. E adoro Reiko e soprattutto Midori. E Sturmtruppen. L'atmosfera un po' nebbiosa la trovo più o meno in tutti i libri di Murakami, è un po' il suo marchio di fabbrica. Questo forse è quello che si allontana di più dalle sue storie un po' più bizzarre. Anche se poi la sua bravura è proprio narrare la bizzarria come fosse normale...
    ... coff, divago >_>'

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    1. Per ora ho letto solo questo e sì, tutto viene narrato come se fosse normale. Io però ho pensato che in Giappone tutto quello sia più "normale" che qua. O che per quell'epoca anche la bizzarria facesse parte della normalità. chissà...

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  2. Questo libro lo avevo perso (lasciato) in treno e ho dovuto ricomprarlo, non potevo lasciarlo a metà! Nonostante i circa 12 suicidi mi è piaciuto, l'ho trovato "impalpabile". Di fronte a questo termine il mio ragazzo scoppia a ridere, ma è inutile che rida... Questo è un libro che in qualche modo ha segnato l'inizio della nostra storia.

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    1. Che bello! Sì, direi che impalpabile è l'aggettivo giusto per descrivere la nebbia in cui ti immerge questa lettura. La nebbia, però, nasconde sempre qualcosa di sorprendente.

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