Amo le storie che cominciano con
c'era una volta. Quelle parole magiche che aprono il sipario e spengono le luci in sala, che ti catapultano in un mondo distante, a volte strano e diverso, a volte familiare e rassicurante. Un mondo che, il più delle volte, parla anche di te.
Ma non tutte le storie si meritano un
c'era una volta. Solo quelle che diventano archetipi, quelle che sono state narrate davanti al fuoco e tramandate da mille bocche, ascoltate da mille occhi. Quelle che sono accadute in quel tempo e in quel luogo, ma che si potrebbero ripetere qui e ora.
Le storie che cominciano con c'era una volta non sono favole, sono esperienze vissute, paure incarnate, stralci di vite passate trasformate in paradigmi
In esse le parole si intrecciano a formare nodi indissolubili, tessono trame che avvolgono e incantano, un coro di sirene a cui è molto difficile resistere.
No, decisamente non tutte le storie si meritano un c'era una volta. Quelle a cui calza a pennello sono le fiabe classiche, quelle edulcorate da Sir Walt, bistrattate da generazioni di femministe, fagocitate dal merchandising.
Quelle che aspettano una seconda occasione per rifarsi una vita, per tornare a risplendere. Come tutti i grandi classici hanno bisogno di un cambio di guardaroba, ogni tanto.