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mercoledì 9 ottobre 2013

La grammatica dello stile: la verità è che non so che cosa mettermi


Avete mai pensato alla vostra personale grammatica dello stile?
Non è vero che la moda è roba frivola. La moda quella delle sfilate, allora sì. Perché mi dovrei far dire da qualcuno che pesa venti chili meno di me come mi devo vestire?
Ma la moda quotidiana offre spunti di genuina poesia. Un banale cosa mi metto addosso può diventare la vostra espressione grammaticale, una fluente narrazione di voi stessi. E come ogni narrazione può essere claudicante o scorrevole, arguta, imperiosa, arrendevole.

La mia grammatica ce l'ho chiarissima in testa: disseminata di molti punti interrogativi e di altrettante ipotetiche dell'irrealtà. Ma tutto sommato corretta.
C'è un periodo, però, in cui perdo ogni cognizione della sintassi, dimentico le regole base della punteggiatura, annichilisco davanti all'armadio come un poeta in crisi d'ispirazione davanti al foglio bianco.
Quel periodo è il cambio di stagione.


Partiamo dal presupposto che io NON FACCIO IL CAMBIO DI STAGIONE, ché mi sembra un'operazione lunga e disdicevole, che porterebbe via tempo prezioso ad altre attività più proficue come lo studio delle tecniche del collage. Io semplicemente ammasso, schiaccio, sposto da sotto a sopra e da sopra a sotto senza un apparente ordine logico. E con queste premesse è molto facile individuare intorno a metà settembre i segni della disfatta piena e totale che mi investirà intorno ai primi di ottobre. Quando fa freddo ma non così freddo, quando il piumino no dai, però nemmeno l'impermeabile. E comincia così il lento e inesorabile processo di stratificazione. Un processo che potremmo accomunare alla figura retorica dell'ossimoro, tutto e il contrario di tutto nella stessa frase.
Nel frattempo lo stivale chiede prepotentemente di essere reintegrato nei ranghi, ma tu resisti stoica e per un periodo compreso tra i 15 giorni e i due mesi indossi le sneakers anche col pigiama.
E poi l'annoso problema: calze sì o calze no? Io le metto subito, al primo accenno di brezza e siccome non le curo da maggio, ovviamente le trovo tutte spaiate. Ti sembra troppo presto per indossare le calzamaglie, quelle belle rigate, o quelle a pois verde acido e arancione che normalmente hanno la pesantezza di un'armatura mongola. E allora con le gonne metti i leggings, che è come se Jennifer Beals fosse capitata per caso in una scena di Blade Runner. E se proprio vogliamo restare sulla grammatica, la vedrei come un'anastrofe, un'inversione del normale ordine sintattico degli elementi.
Il risultato che ne viene fuori è un Arcimboldo geologicamente stratificato, che non si cura dell'estetica, ma di stare al caldo, quello sì.


Da quest'anno ho deciso però che questo morbo letale non avrebbe colpito anche le mie figlie. Per loro la stratificazione avverrà gradualmente e sarà delicata, sognante da sembrare quasi casuale e soprattutto molto chic. Grazie ad Alexandra e al suo La Princesse au petit pois. 













Un marchio di abbigliamento per bambini e adulti che sembra arrivare direttamente da un altro mondo e da un altro tempo. E invece viene da Montpellier.

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E mi raccomando, quando mettete mano alla carta di credito, occhio alle iperboli!

4 commenti:

  1. E' finita. Ora è proprio finita.
    Che splendide.
    Devo sperare solo di non aver credito sulla carta...

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    Risposte
    1. Siamo solo al 9 del mese. Secondo me il credito ce l'avevi.... Io punto alla mantellina rossa

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