Tita - Busta stampata a mano di Lucciole |
In queste ore si fa un gran parlare dell'ultimo giorno di asilo.
Il momento di tirare le somme, di commuoversi e di fare i conti con il tempo che passa.
Devo dire che non ricordo molto del nostro ultimo giorno. Nè del primo giorno di scuola. Ricordo che eravamo in ritardo e che ho cercato di trasmetterle la saggezza di quasi otto lustri spesi a cercare di rispondere alle domande fondamentali: chi sono, che ci faccio qui, cosa bevo stasera?: - Nana fatti onore ma non troppo. E ricordati che è importante anche divertirsi. Tempo un anno e mi sarei trasformata in un orcomacinacompiti: - Nana ricordati che quello che importa è mettercela tutta, ma più ce ne metti, meglio sarà per tutti.
Le cose che mi fanno impressione sono altre.
La prima vacanza da sola, per esempio. Preparare la sua valigia personale è già un attestato di indipendenza, è l'affermazione inconfutabile del voler essere altro da noi già a partire dai bagagli.
Nell'atto di mettere via i suoi costumi o nel ricordarsi di prendere un libro da leggere per i momenti di noia c'è molto di più. C'è la consapevolezza che ce la può fare anche senza di noi, la sensazione che questa consapevolezza spalanchi nuove porte che non si richiuderanno più.
E da parte nostra la fatica di credere che troppa libertà non ubriaca chi ne assaggia un po' ogni giorno. Che lasciare andare è il primo compito per educare un bambino alla felicità. E anche il più difficile.
Quindi lasciateli andare e ubriacateli di vita, quella vera, quella che comincia con la scuola, i voti e i giudizi, senza averne paura. Che quando avranno imparato a confrontarsi e sapranno quanto valgono, allora potranno essere davvero liberi.
Perché dopo la prima sbornia si vede tutto in modo molto più lucido.