Capitolo 13
Martina camminava avanti e indietro per il soggiorno da ormai dieci minuti, mangiandosi le dita ai bordi delle unghie. I capelli rosa shocking le danzavano sotto le orecchie come altalene scosse da un vento di tempesta.
Non era giusto. Perché doveva succedere proprio a lei? Non voleva fare sesso con Gustav, ma era convinta - certa - che Gustav volesse fare sesso con lei. Come sarebbero potuti rimanere amici? Lei era imbarazzata.
No, non sarebbe andata a sentire parlare quel pesce palla di Barbato. Non sarebbe stata d'aiuto a Gustav... be', sì, non aveva voglia di vederlo. E allora? Era vietato dalla legge?
Forse le cose non si sarebbero sistemate mai.
Si lasciò cadere sul divano, afferrò penna e quaderno dei sogni e iniziò a scrivere furiosamente.
Lo sfondo era buio e indefinito. Gustav, che aveva in realtà la faccia di Tommy Lee Jones, ma con i capelli biondi e lunghi, mi seguiva da una stanza all'altra, attraverso porte infinite che si aprivano e chiudevano alle nostre spalle. Come lungo un corridoio senza fine interrotto da porte. Mi inseguiva per convincermi che mi sbagliavo, lui non era un serial killer come invece avevo scoperto con orrore. Non c'era modo di farmi cambiare idea. Nondimeno lui non smetteva di seguirmi.
L'interpretazione di questo sogno era anche troppo facile, rimaneva solo da capire perché Tommy Lee.
Martina era stanca. Le sembrava di vivere fasciata da uno spesso cellophane, attraverso cui poteva vedere il mondo, ma non toccarlo.
Una ragazza normale sarebbe andata a letto con Gustav, soprattutto da quando quell'accenno a Jude Law lo aveva reso praticamente identico a lui. Non l'aveva mai notato, prima. Forse non era mai stato così, prima.
Una ragazza normale non si sarebbe fatta problemi per la loro amicizia, perché se di vera amicizia di trattava, sarebbe resistita all'intimità.
Una ragazza normale non si sarebbe irrigidita per un'erezione mattutina. Ne avrebbe riso.
Una ragazza normale non sarebbe inorridita di fronte al fatto che un amico potesse trovarla attraente.
Quindi...
Tutto ciò significava solo che Martina non era una ragazza normale.
Ma era decisa a diventarlo.
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