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giovedì 3 novembre 2011

Una giornata un po' così


Ci sono quelle giornate che iniziano male. Non le definirei precisamente "storte", per l'amor del cielo, ma hanno quel sapore agrodolce che dopo un po' diventa stucchevole.
Non capita spesso a casa nostra di prendere e andare in esplorazione di città vicine, molto a causa della mia pigrizia, accentuata dalle piccole "difficoltà" che comporta organizzare una gita con bimba piccola.
Fatto sta che finalmente ci siamo decisi a fare un giro a Parma, che dista circa un'ora da casa mia ma che non avevo mai visto. Shame on me!
Partiamo con armi e bagagli, che comprendono un multi-cambio per la pupa (non si sa mai) e la mia macchina fotografica. Come potete immaginare, ero decisa a fare un reportage di angoli insoliti della città, per infarcire un postapposta sulla gita.

Abbiamo imboccato l'autostrada da qualche minuto, quando vengo folgorata da una sgradevole sensazione. Un vago ricordo. Un presagio. Non è che per caso mi sono dimenticata di caricare la batteria della Canon, vero? La accendo e controllo. Una tacca. Azz! Shame on me, shame on me, shame on me! Sono una fotografa dilettante, a quanto pare MOLTO dilettante, e non ho una batteria di riserva. Non mi resta che sperare che quella tacca solitaria  non mi abbandoni fino a fine giornata.
Arriviamo a Parma, dove ci dà il benvenuto una miriade di cartelli che indicano parcheggi più o meno vicini al centro. Ma il guidatore aveva impostato il navigatore sul palazzo ducale e non sia mai che si contraddica miss Direzione. Arriviamo al punto indicato, ma qui non c'è lo straccio di un parcheggio. Ovviamente. Direi che è giunto il momento di indossare i panni di Wondernavigator e alla fine parcheggiamo.

Raggiungiamo il centro a piedi in pochi minuti. 



Cammina, cammina, ci troviamo davanti a una targa curiosa: "Società di lettura e Conversazione". Andiamo in perlustrazione e una signora gentile ci fa vedere un salone bellissimo, dove dal soffitto pende un numero spropositato di lampadari.


Ringraziamo e usciamo e incappiamo nell'edificio Liberty delle Poste. Suggestivo. ma è qui che scopro con raccapriccio che la mia macchina fotografica è irrimediabilmente totalmente scarica.
A quel punto la mia vescica sta per scoppiare come un palloncino, e la cosa è insolitamente curiosa, perché non mi succede mai. Urge sosta tattica in un bar, dove bevo (ma più che altro avanzo) il caffè più disgustoso della storia.
Arriviamo alla cattedrale, dove entriamo faticosamente con il passeggino e tempo tre secondi l'illuminazione diminuisce drasticamente. È mezzogiorno. La cattedrale sta per chiudere. Cooosa? Sì, sta per chiudere, come nella migliore tradizione delle città d'arte italiane. 
La giornata prosegue senza ulteriori intoppi, girovaghiamo, mangiamo all'Oca Nera, visitiamo il parco ducale (non il palazzo, perché quello è aperto solo la mattina. Non la domenica, però. La domenica è CHIUSO tutto il giorno).
E io me ne torno a casa con la sensazione di non aver concluso molto. Meno male che la Pupa si è divertita un sacco sul trenino dell'area giochi del parco.


2 commenti:

  1. Ci siamo divertiti tutti, in realtà. Ma non ho mandato giù la storia delle batterie e degli orari di chiusura.

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