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lunedì 7 novembre 2011

Gli angeli del fango


Non voglio parlare di quello che è successo, sono troppo coinvolta e non direi niente di nuovo.
Non voglio riportare e alimentare polemiche sterili e strumentali che si fano beffe di chi ha perso la vita e tutto quello che gli serviva per vivere.
Voglio raccontare una favola nella quale per una volta non ha importanza la fine, lieta o meno, ma il suo svolgimento.
Protagonista di questa favola è la gente che in queste ore sta scendendo in strada e si sta sporcando le mani. Perché ripulire le strade in questo caso ha un valore simbolico. Significa eliminare il superfluo, lo sporco, il marcio di un sistema sociale che ci vorrebbe annichiliti e annientati, e far emergere la bellezza della condivisione. Ripulire le strade significa tenere accesa la speranza che un futuro migliore arriverà perché ce lo meritiamo.

Attrice comprimaria, ma non meno importante, di questa favola  è Emanuela Risso, una ragazza genovese laureata in lingue che, desiderosa di dare una mano, ha intravisto nelle potenzialità dei social network l'ariete con cui sfondare la porta dell'immobilismo. Nelle prime ore dopo l'alluvione ha aperto una pagina facebook che ha iniziato a raccogliere e diramare informazioni utili sulle condizioni delle strade e sugli stati d'allerta, che continuavano a spostarsi impazziti da una zona all'altra della città, e, nelle ore immediatamente successive al disastro, si è occupata di coordinare gli sforzi della Protezione Civile per l'organizzazione degli aiuti, individuare i punti in cui c'era bisogno di volontari, organizzare le squadre.
Il nome di questa pagina è Angeli col fango sulle magliette, in memoria dell'alluvione che colpì Genova nel 1970 e di quella stessa gente che anche allora si rimboccò le maniche per non farsi travolgere, oltre che dall'acqua, anche dall'autocommiserazione. Migliaia di giovani scesero per le strade con le pale in mano e decisero di darsi come simbolo di riconoscimento una manata di fango sulle magliette.
Quarantun'anni dopo, la devastazione è sempre la stessa, il dolore e il senso di perdita non sono meno vivi, ma ancora una volta la spinta per la rinascita parte dal basso.
Vi lascio con alcune foto tratte dalla pagina e con un profetico spot di Pubblicità Progresso che nel 1977 invitava a un uso consapevole delle risorse idriche naturali.









A difesa dell'acqua Spot di Pubblicità Progresso, 1977

E infine un'altra piccola chicca. Le immagini dell'alluvione del 1970 montate sulle note di Dolcenera di Fabrizio De André perché è vero, come dice un anonimo commentatore di youtube, che in quarant'anni non è cambiato niente, "oggi siamo ridotti ancora così, una sola cosa è cambiata a Genova...non c'è più il nostro FABER a scrivere canzoni così belle, trasformare l'acqua e il fango in un capolavoro è cosa che solo lui poteva fare".


2 commenti:

  1. Benedetta!!! ...post bellissimo...anche se le lacrime..si trattengono a stento!!! ......
    Un abbraccio....

    RispondiElimina
  2. cara anna, vorrei riuscire a fare di più che scrivere quattro parole in croce. forse a mio modo lo farò... e intanto magari il we prossimo vado giù di pala pesante!
    un abbrccio anche a te

    RispondiElimina

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