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venerdì 18 marzo 2011

Ritardo e lunga attesa



No, non sto parlando di gravidanza. Sto parlando di treni e inizio dandovi un consiglio non richiesto: non scegliete mai di fare il pendolare. Non che io l'abbia propriamente "scelto". Inizialmente capita, e uno si lascia ingannare da più o meno inesistenti opportunità di lavoro. Di lavoro, non di carriera, badate bene.
D'accordo, ho iniziato così. Poi, però, dopo la gravidanza mi è stato imposto: unico caso aziendale a cui viene revocata la possibilità di un telelavoro mascherato da part time, già di per sé una presa in giro ricattatoria basata sulle cambiate priorità di una neomamma. Peccato che i soldi non perdano la loro posizione in classifica, al 2° posto dopo la felicità, e quando iniziano a scarseggiare intaccano pure quella.
Ma torniamo in stazione. Treno previsto per le 17.22 al binario 11.
Nessun avviso fino all'annuncio del treno delle 17.27 per Bologna. Sullo stesso binario arriva il Voghera delle 17.32. Alle 17.40 il mio treno viene annunciato con 10 minuti di ritardo (che in realtà sono già 20), però in arrivo.
Alle 17.47 viene annunciato con 30 minuti causa guasto, ma il display sul binario si spegne.
Brutto segno. A questo punto il pendolare deve scegliere, e in fretta. Aspettare o correre al binario 1 per prendere il Piacenza, con il rischio di vedersi sorpassare a Lodi?
Io posso stare tranquilla, qualunque cosa scelga, sbaglio. Scelgo di aspettare, perché c'è un altro treno per Piacenza alle 18.01.
Arrivano le 18.10 e nessuno dei due convogli viene annunciato, nessun ritardo segnalato. Niente.
18.12, il treno per Piacenza è annunciato al binario 9 e mentre sferraglia sulle rotaie si intuisce un annuncio soffocato che comunica la soppressione del mio regionale.
Arrabbiata, sfiancata, quasi in lacrime al pensiero di mia figlia che chiede di mamma piangendo, mi sento sopraffatta, soggiogata. La mia vita è nelle mani di altri e io non posso farci niente.
Razionalmente so che non è così, che ho il potere di migliorare, però ora è la collera che prevale e mi precipita nell'inferno.
Ma le spicciole auto-lezioni di buddismo danno qualche frutto. Ed ecco allora che questo ritardo che ha come conseguenza una lunga attesa sfocerà in qualcosa di buono.
Finalmente, senza ulteriori intoppi, arrivo a casa. E l'abbraccio di mia figlia mi ripaga di tutto.

1 commento:

  1. peccato se fossi stata di roma avremmo potuto incontrarci in stazione..anche a me ogni giorno ne capita una, ma come dici tu il ritorno a casa con il sorriso delle bimbe è impagabile.
    benvenuta su mammache blog!

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