lunedì 14 marzo 2011
Tra le mura della città vecchia
FABRIZIO DE ANDRÉ
CREUZA DE MÄ
Ricordi, 1984
Per chi ama il viaggio non esiste arrivo, non esiste sosta, non esiste ritorno. Per chi ama il viaggio esiste solo il tragitto, mentre i piedi sanguinano, gli occhi si colmano di forme e colori nuovi, le orecchie si modellano su suoni mai ascoltati. E ti chiedi se sarai mai capace di tornare indietro, perché quello che hai visto, toccato, assaggiato non basterà mai a saziare la tua fame. E saresti disposto a uccidere per averne ancora. E ancora. E ancora.
Stamattina ho viaggiato nella mia cucina.
È stato un viaggio strano, un viaggio nella memoria, profumi onirici, vicoli troppo stretti e troppo bui, ciottoli malandati all'interno delle Vecchie Mura, vento in faccia mentre boccheggio a causa della corposità dell'aria, marcia di acqua e di sale. Tra le parole di mio padre, dalla cadenza malinconica e gentile.
Non ho visto nulla di nuovo, in questo viaggio. Eppure era come se lo vedessi per la prima volta. Perché oggi ero in compagnia.
Non mi interessa ribadire come Creuza De Mä rappresenti una pietra miliare nella storia della musica, e che la storia effettivamente l'abbia fatta, anticipando modi e suoni di quella che di lì a poco si sarebbe affermata come la World Music. Una porta spalancata su due decenni ancora da vivere.
Non mi interessa ricordare che la scelta di De André di cantare in genovese sia stata motivata dalla necessità di trovare una lingua universale, il dialetto degli esclusi, che parlasse a tutti, nobili e straccioni.
Non voglio neanche ripetere un fatto ormai ovvio e cioè che la Genova cantata nel disco potrebbe anche non esistere perché è un non-luogo, crocevia di storie comuni e archetipe allo stesso tempo, e che il fatto che io possa riconoscere ogni singolo scorcio, ogni più piccola sfumatura del sole che taglia le pietre della Città Vecchia non mi dà più diritto a comprendere.
Non mi dilungherò nemmeno su quanto la ricchezza musicale di ogni singolo brano sia in debito con sonorità provenienti da altri mondi: il Mediterraneo, i Balcani, il Nord Africa, il Medio Oriente.
Quello che mi interessa veramente è presentarvi le persone che mi hanno accompagnato in questo viaggio.
I pescatori di Creuza De Mä che, travolti in apertura da un assolo di gaida, una cornamusa in uso tra i pastori della Tracia, si lasciano andare al lamento di chi il viaggio non lo vive ma lo subisce, e non conosce mai approdo. Jamin-a, prostituta di indubbie qualità che mi insegna che il corpo ci è stato donato per goderne ogni giorno, senza falsi pudori. E poi c'è Sidun, Sidone, la città libanese che, dopo l'attacco del generale Sharon nell'82, viene immaginata come un arabo di mezz'età, sporco, disperato che tiene tra le braccia il corpo del figlio martoriato dai cingoli dei carri armati. Un omicidio impietoso. La morte di un piccolo paese, culla della civiltà. Si fa sentire anche Sinan Capudàn Pascià, il marinaio genovese del XV secolo che, rapito dai turchi, fu fatto gran visìr per aver salvato la vita a un sultano. E a chi lo chiama rinnegato risponde che "a tutte le ricchezze, all'argento e all'oro lui ha concesso di brillare al sole, bestemmiando Maometto al posto del Signore". E mentre 'A Pittima, l'esattore dei debiti, continua a rivendicare inutilmente la dignità del proprio mestiere, le prostitute della Genova di una volta, relegate nel ghetto per tutta la settimana, escono a farsi un giro A Dumenega vestite a festa, tra i commenti ipocriti di quelle stesse persone che non sanno che i proventi dei bordelli che loro frequentano abitualmente sono intascati dal Comune per sostenere le spese del Porto.
E infine c'è Fabrizio che dalla sua riva - che non è più quella di cui racconta, ma ha altri paesaggi, altre inflessioni, altri profumi - ci parla della difficoltà di partire e dell'impossibilità di tornare.
Il mio ritorno è stato più duro del previsto. E come ogni ritorno, ha bisogno di tempo, spazio, ricordi per sedimentare nella memoria.
Lasciatemi in pace.
Ora voglio solo silenzio.
Tracklist:
Creuza De Mä
Jamin-a
Sidun
Sinan Capudàn Pascià
'A Pittima
A Dumenega
Da A Me Riva
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