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sabato 12 marzo 2011

La parola, strumento di civiltà


TITOLO: LA COLLINA DEI CONIGLI
AUTORE: Richard Adams
TRADUZIONE: Pier Francesco Paolini
EDIZIONE: BUR Exploit
Prezzo: 12 euro
Pagine: 430

Questo romanzo, che Adams ha ideato durante dei lunghi viaggi in macchina, per intrattenere le sue figlie, è un perfetto esempio di racconto epico, che vede come protagonista non popolazioni lontane, bensì conigli in cerca di un posto, nella campagna inglese dove l’autore è cresciuto, in cui possano vivere in pace. E ci rendiamo presto conto di quanto non sia facile trovarlo.
Questi conigli vivono diverse avventure, dalla fuga alla battaglia, a una sorta di ratto delle Sabine per procurarsi delle femmine, che possano garantire il futuro della conigliera che sono riusciti a fondare sul colle Watership.
Adams ha creato un vero e proprio universo conigliesco, immaginando non solo una mitologia  (le avventure di El-ahrairà e Ravascuttolo), ma anche una lingua, il lapino, dalle sonorità gutturali. Così, per esempio, gli elil sono i nemici, fare silfaia significa uscire a brucare l’erba, embliri è fetido, da Emblir che è l’odore della volpe, e via dicendo. In alcuni punti ci sono addirittura strofe tutte in lapino, tradotte in una nota dall’autore:
Hot, hoi u Hrai!
M’saion, ulè, hraka vair
che significa Ohi, ohi, i fetidi Mille [nemici]!/ Li incontriamo anche quando ci fermiamo a far la cacca.

La lingua, i comportamenti, le astuzie e le paure sono sì antropomorfizzati, ma nel rispetto della natura del coniglio, infatti Adams più volte fa riferimento a La vita privata del coniglio di R.M. Lockley, anche se è stato accusato di misoginia, per aver conferito alle femmine solo un ruolo riproduttivo, mentre secondo Lockley la struttura sociale dei conigli è di tipo matriarcale. 
Questi sono conigli eroici e astuti, quindi facendo riferimento alla mitologia, Moscardo capisce che farsi amici altri animali, come il gabbiano o il topo, può portar loro dei vantaggi. Sono conigli diplomatici, per così dire, e in missione diplomatica partono diretti a Efrafa, per chiedere di poter portare le femmine in eccesso nella propria conigliera. Ma il dialogo e la diplomazia non sono qualcosa a cui gli efrafani sono propensi. Qui infatti, sotto il comando del dispotico Vulneraria, vige una dittatura in tutto e per tutto simile a quelle instaurate dagli uomini.
La parola ha un ruolo fondamentale nella storia di questi conigli, infatti sono usi a raccontarsi storie della loro mitologia, portando avanti così una tradizione orale, che alla fine vediamo arricchirsi anche di nuove avventure e leggende. 
Un altro aspetto interessante è rappresentato dai nomi dei conigli, e dal lavoro linguistico che sta dietro la loro traduzione in italiano, come spiega chiaramente il traduttore in una nota. 
La traduzione usa spesso vocaboli o grafie desuete, conferendo alla lingua dei conigli un che di diverso, distante, dalla lingua umana che parliamo tutti i giorni. La traduzione però è degli anni Settanta, difficile quindi dire se questo effetto è voluto.
Nota negativa un uso talvolta casuale delle virgole.



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