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giovedì 22 marzo 2012

Pecore nere - Capitolo 10



Capitolo 10
Gustav stava spalmando la marmellata di mirtilli sopra il burro che aveva già steso sul pane, quando Martina fece il suo ingresso nella sala colazione dell'albergo. I capelli rossi le ricadevano lisci sulle spalle.
Aveva pensato di lasciarle un po' di privacy per prepararsi con calma, quella mattina, dopo il risveglio imbarazzante. 
Si era svegliato con la schiena alla finestra, delle mani non sue all'altezza della vita, pericolosamente vicine alle sue parti intime, e un paio di soffici rotondità piantate nella schiena.
Il respiro lento e regolare gli aveva detto immediatamente che Martina era addormentata e probabilmente non sapeva nemmeno di essergli aggrovigliata attorno. Ma quello che lui sapeva non aveva importanza per il suo amico laggiù. 
Quando Gustav aveva smesso di respirare, Martina si era svegliata, rendendosi immediatamente conto della situazione. Lui non aveva mai visto nessuno scusarsi così sentitamente. Quando si era girato per tranquillizzarla, non l'aveva nemmeno vista, nascosta com'era sotto coperte e cuscino, sprofondata in fondo al letto fin dove era riuscita a spingersi, prima di rendersi conto che l'immobilità è un elemento fondamentale della mimetizzazione.
Martina prese quanto le serviva al buffet e si sedette al tavolo con la lentezza di un bradipo, gli occhi bassi a evitare di guardare Gustav in faccia.
<<Non c'è bisogno di vergognarsi. Sono io che mi devo scusare. È che mi sono svegliato e ti ho trovata lì...>>
<<Non c'è bisogno che me lo ricordi. Cerchiamo di dimenticare l'accaduto. Intanto non credo che divideremo mai più un letto.>>
Gustav preferì non insistere oltre. Sarebbe stato un lungo viaggio verso Milano. Non solo perché lei l'avrebbe di certo ignorato per quattro ore, ma soprattutto perché quella situazione imbarazzante non aveva avuto altro effetto che risvegliare il suo interesse.

Ero arrivata presto in ufficio, quella mattina, perché volevo dedicarmi ai racconti di Gustav Nightingale, prima di iniziare a lavorare. 
Fui quindi colta totalmente di sorpresa, quando il telefono squillò, verso le otto e mezzo. 
<<Edizioni Pecora Nera, buongiorno.>>
<<Salve, posso parlare con Rossella Ogliari, per favore?>>
<<Sono io. Con chi ho il piacere di parlare?>>
<<Mi chiamo Carlotta Maligiosa e telefono per conto del signor Barbato, della Barbato Edizioni.>>
<<Oh. Come posso esserle utile?>> Dubitavo che quel presuntuoso credesse che io potessi essergli utile in qualche modo, ma mi ero ripromessa di non essere mai sgarbata. Quasi mai. 
<<Vogliamo invitarla alla conferenza stampa per la presentazione della nuova rivista letteraria della casa editrice Barbato. Domani alle diciotto, presso il Teatro Litta.>>
<<Una rivista letteraria? Interessante. Credo che verrò, se imprevisti dell'ultima ora non me lo impediranno.>>
Quando riattaccai, mi accorsi di avere le sopracciglia alzate in un'espressione di perplessità. La Maligiosa doveva essere il suo nuovo braccio destro, di cui avevo tanto sentito parlare. E l'idea di chiamarmi doveva essere stata di quest'ultima, perché Barbato avrebbe di gran lunga preferito farsi appendere a testa in giù sopra una folla di critici letterari agguerriti e armati, piuttosto di vedermi alla sua conferenza stampa.
Di certo non aveva dimenticato l'umiliante discorso con cui mi aveva accolto nell'Associazione Piccoli Editori, quando ancora ne faceva parte, definendomi una facoltosa giovane intraprendente con l'hobby della letteratura. Chiaramente ignorando i prestiti con cui mi ero dovuta indebitare per poter dare il via all'avventura editoriale, che ancora a mala pena dava a me e ad Adele di che vivere.
Ero giovane e intraprendente, ma il mio approccio alla letteratura era tutt'altro che amatoriale. 
E certo Barbato non aveva dimenticato le parole semplici con cui avevo replicato al suo attacco personale: <<Ringrazio di cuore il signor Barbato per avermi offerto subito un saggio di cosa può essere capace un retrogrado misogino presuntuoso, qualora dovessi mai incontrarne uno. Un test, che spero di aver superato, sulla migliore reazione da tenere di fronte a un vile tentativo di sminuire la mia professionalità. Ma speriamo che una situazione del genere non si verifichi mai veramente.>>
La conferenza stampa era un'ottima scusa per rimandare il mio appuntamento dal dentista. 
In genere non amavo frequentare eventi letterari - anche per questo ci siamo chiamate Pecora Nera - ma il lavoro è lavoro, e bisogna tenersi aggiornati su quanto succede.
Non che mi aspettassi niente di innovativo da una rivista letteraria gestita da Barbato, ma mi interessava osservare come sarebbe stata accolta. 
C'è da dire che Barbato non aveva vita facile, presso la stampa, nonostante portasse avanti un lavoro più che dignitoso e di grande valore culturale. Era un vero peccato che la sua aperta ostilità verso il resto del mondo tarpasse le ali alle sue pubblicazioni.

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