Personalità multipla |
Il vero problema, per quel che mi riguarda, è che non riesco più a sentirmi.
So che a vedermi non si direbbe, ma nella mia testa spesso c'è più confusione che ad un rave.
E i miei pensieri ovviamente non sono lineari e soffici, ma aggrovigliati, spinosi e si accavallano l'un l'altro sempre in lotta per la supremazia o per una fettina di posto al sole. Sono pensieri sovraesposti che mi impediscono di vedere chiaramente ciò che sarebbe lampante se solo spostassi un pochino l'inquadratura o calibrassi meglio il diaframma.
La verità sembra sempre lì a portata di mano e invece mi sfugge continuamente.
Solo quando scrivo la matassa si dipana e le parole fluiscono ordinate, guidate dalla magia del pifferaio di Hamelin. L'inchiostro è il filo d'Arianna che mi conduce fuori dal labirinto che io stessa ho creato ma che troppe volte tiene soggiogate le mie parole.
Ma c'è una condizione fondamentale e necessaria perché la magia si compia.
Ed è il totale, imprescindibile, assoluto silenzio.
Una condizione che da sei anni a questa parte mi è stata negata con la forza. Da sei anni la mia natura viene ripetutamente violentata, giorno dopo giorno, ed è come se mi stessero amputando un arto con lentezza e precisione da chirurgo. Perché io ho bisogno del silenzio per riuscire a sentire i miei pensieri, per dare loro un ordine e ricomporre la simmetria di un'identità che si sta slabbrando come un maglione usato.
Spesso quando si parla di maternità si fa riferimento alle aspettative schiaccianti che certi ruoli impingono. L'identità della donna viene deformata e conformata alle regole non scritte che la vorrebbero accudente e amorevole, dedita alla carriera ma non troppo, flessibile ed elastica, ma rigida e autoritaria. Una lavoratrice part time e una mary poppins full time (ma quante ore ha sta cazzo di giornata?).
Io credo che preservare e proteggere l'identità di una madre come una specie in via d'estinzione sia fondamentale per aiutarla a conservare - o a ritrovare - il proprio equilibrio all'interno del suo nucleo familiare. E dicendo questo intendo ogni identità: quella che la fa essere femme fatale, colf, workaholic, accudente, eterna bambina, intellettuale o hippie, senza distinzioni o snobismi.
Conservare il nucleo fondamentale della propria personalità senza cadere negli estremismi per proteggere il ruolo di madre nella sua accezione più pura e nobile. Quella di guida e di esempio di felicità.
Ma come posso farlo se non riesco ad avere almeno cinque minuti di silenzio filato?
Benedetta, come ti capisco...spesso anch'io mi sento smarrita. Bellissimo post, mi ha fatto sentire meno sola. Un abbraccio,
RispondiEliminaFulvia
la verità, fulvia, è che tutte pensiamo le stesse cose. e tutte crediano di essere delle cattive madri. ma a quale modello ci stiamo riferendo? l'unico modello che dovremmo seguire siamo noi stesse. quelle di prima, se ci piacevamo abbastanza, con qualche accessorio in più lasciato in dote dalla nostra nuova condizione.
Eliminadetto questo, io continuo ad avere grossissimi problemi di concentrazione dovuti a un continuo brusio di sottofondo. e mi dico che quando questo momento sarà passato, mi mancherà. e allora cerco di godermelo senza troppe seghe mentali. ma succede un giorno su venti...
Sembra scritto da me....rispecchia perfettamente il mio stato d'animo , purtroppo nessuno lo capisce....grazie ora mi sento meno sola .
RispondiEliminacara mamma di francesca, il problema è rompere il muro di silenzio che circonda certi argomenti tabù. perché se tutte potessimo parlare liberamente di quanto ci sentiamo sole e di quanto spesso ci manca la vita di prima, senza inutili sensi di colpa, riusciremmo a vivere la quotidianità al meglio, per quella che è, con alti e bassi, senza doverci sentire per forza inadeguate. ma sembra un traguardo difficile.
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