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martedì 19 aprile 2011

La fabbrica di cervelli



La macchina nera si fermò con uno scricchiolio sulla ghiaia del piazzale antistante la Fabbrica. Un uomo in blu dall'aria pomposa scese dal sedile posteriore e insieme a un esiguo seguito di funzionari entrò nell'atrio. La scritta MAP-c, Messa a Punto cervelli, campeggiava dietro la montagna di ricci della signorina alla reception.
<<Signor Ministro, buongiorno. Le chiamo il direttore.>>
Il ministro assentì con un breve cenno del capo.
Il direttore arrivò preannunciato da un susseguirsi veloce di passi.
<<Meno male che è arrivato, signor Ministro. La situazione rischia di sfuggirci di mano.>>
Il direttore e la piccola delegazione ministeriale si appartarono in una sala riunioni al primo piano.
<<Direttore, saltiamo i tecnicismi e arriviamo al dunque. Cosa intende per Anomalia di Rigetto?>>
<<Vede, come sa a diciotto anni i ragazzi vengono sottoposti al trapianto di cervello, con il clone cresciuto in vitro dalla loro nascita e sottoposto esclusivamente a stimoli socialmente accettabili. La percentuale di rigetto è bassissima, e quando si verifica, il paziente viene sottoposto a lobotomia e impegnato per lavori socialmente utili.>> Il direttore parlava in tono concitato e si sfregava le mani sul camice bianco. <<In questo caso, su questi 7 pazienti, non è avvenuto alcun rigetto. Il nuovo organo è stato accolto con successo, salvo poi venire modificato  nel comportamento. Gli impulsi elettrici sono riusciti, non so come, ad arrivare alle cellule dormienti.>>
<<Si spieghi meglio, Direttore.>>
<<Le cellule dormienti sono quelle cellule che, grazie a una totale mancanza di stimolazione fin dalla nascita, sviluppano una certa callosità, impermealizzandosi agli impulsi che viaggiano nelle altre regioni cerebrali.>>
<<E perché in questo caso hanno reagito?>>
<<È inspiegabile. I cervelli sono sottoposti ad accurati controlli prima del trapianto. I 7 soggetti non hanno legame di parentela e appartengono ad ambienti sociali diversi. Non c'è spiegazione, ma le conseguenze sono gravissime. Siamo in presenza di 7 cervelli anomali. Anticonformisti, signor Ministro. Pensanti.>>

Il ministro si alzò dalla sedia come se stesse per avventarsi al collo del direttore. Invece infilò con forza le mani in tasca e camminò avanti e indietro, guardando alternativamente i propri piedi e il soffitto. <<Pensanti! Inaudito. Li isoli in un posto sicuro, a stimoli zero, mentre escogitiamo un modo per evitare la loro integrazione in società.>>
I 7 individui, quattro donne e tre uomini, furono messi nella stanza di isolamento 48, con pareti insonorizzate, nessuna finestra... niente sarebbe potuto uscire da lì e, cosa importante, nemmeno entrare.
I 7 pazienti non si erano mai incontrati prima ed erano tutti e 7 costernati dallo spostamento in questa camerata. Soprattutto le ragazze.
<<Non si è mai visto un ospedale in cui donne e uomini dividono lo stesso reparto. Le camere, poi!>>
<<Sospettiamo che abbiate contratto un virus in sala operatoria>> rispose l'infermiera da dietro la mascherina, che serviva a nascondere il suo imbarazzo più che a proteggerla da qualche contagio.
Passarono due giorni senza che alcun esame fosse fatto e alcuna spiegazione data.
Nessuno era più entrato in quella stanza. Il cibo veniva passato attraverso una fessura nella porta, apribile solo dall'esterno.
<<Ragazzi, qui qualcosa non funziona. Stiamo bene, non abbiamo sintomi di malattia. Perché nessuno viene a dirci niente?>> sbottò il terzo giorno Morena.
<<Già, per quale motivo ci tengono qui?>> continuò Filippo. <<Non siamo sotto osservazione, ma in una cella.>>
<<A me sembra che siamo in un cassonetto della spazzatura insonorizzato. Tra un po' smetteranno di passarci i pasti e ci lasceranno morire.>> sentenziò Massimo.
<<Allora dobbiamo pensare a un modo per uscire>> propose candidamente Bianca.
<<Sì, finché entra cibo, per noi c'è la possibilità di uscire>> ragionò Penelope.
Cesare e Annina annuirono speranzosi. Tutti insieme misero a punto un piano.

Quando lo sportello si aprì per far passare la cena, tutti e 7 si avventarono sulla mano dell'infermiera. <<Se non apri questa porta ti stacchiamo la mano a morsi.>>
In qualche modo riuscirono a essere convincenti. Legarono l'infermiera a un letto e la chiusero nella stanza, sperando così di guadagnare il tempo sufficiente per lasciare l'edificio.
Ma c'era sempre del personale in giro. Qualcuno lanciò l'allarme.
La clinica fu circondata da guardie armate e i 7 dovettero riformulare il piano.
Si armarono di bisturi, sfruttarono le lettighe e lanciarono bottiglie di soluzione fisiologica come bombe a mano.
Atterrarono qualche guardia e tra gli spari riuscirono ad aprirsi un varco.
Corsero nella boscaglia. Ma non erano più in 7. Annina non ce l'aveva fatta.

Passarono mesi e Morena, Filippo, Massimo, Cesare, Penelope e Bianca erano scomparsi nella massa.
Il caso fu insabbiato, per evitare a emeriti esponenti del governo di essere declassati.
Ma un giorno, strani comportamenti si verificarono nella capitale. A partire dalle periferie, i pali della luce, i lampioni, le fermate degli autobus iniziarono a essere dipinti con i colori dell'arcobaleno: rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco, violetto. 7, come le note musicali.
Ogni combinazione di colori corrispondeva a un accordo o a una melodia. E presto a ogni melodia venne associata un'immagine.
Prima che le autorità potessero accorgersene, una nuova forma d'arte iniziò a dilagare, nuovo stimolo incontrollato per menti sopite.
Tutti potevano diventare autori di Colouring, e tutti indistintamente si firmavano come La fabbrica di cervelli.


©ilcestodeitesori - riproduzione riservata

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