La macchina nera si fermò con uno scricchiolio sulla ghiaia del piazzale antistante la Fabbrica. Un uomo in blu dall'aria pomposa scese dal sedile posteriore e insieme a un esiguo seguito di funzionari entrò nell'atrio. La scritta MAP-c, Messa a Punto cervelli, campeggiava dietro la montagna di ricci della signorina alla reception.
<<Signor Ministro, buongiorno. Le chiamo il direttore.>>
Il ministro assentì con un breve cenno del capo.
Il direttore arrivò preannunciato da un susseguirsi veloce di passi.
<<Meno male che è arrivato, signor Ministro. La situazione rischia di sfuggirci di mano.>>
Il direttore e la piccola delegazione ministeriale si appartarono in una sala riunioni al primo piano.
<<Direttore, saltiamo i tecnicismi e arriviamo al dunque. Cosa intende per Anomalia di Rigetto?>>
<<Vede, come sa a diciotto anni i ragazzi vengono sottoposti al trapianto di cervello, con il clone cresciuto in vitro dalla loro nascita e sottoposto esclusivamente a stimoli socialmente accettabili. La percentuale di rigetto è bassissima, e quando si verifica, il paziente viene sottoposto a lobotomia e impegnato per lavori socialmente utili.>> Il direttore parlava in tono concitato e si sfregava le mani sul camice bianco. <<In questo caso, su questi 7 pazienti, non è avvenuto alcun rigetto. Il nuovo organo è stato accolto con successo, salvo poi venire modificato nel comportamento. Gli impulsi elettrici sono riusciti, non so come, ad arrivare alle cellule dormienti.>>
<<Si spieghi meglio, Direttore.>>
<<Le cellule dormienti sono quelle cellule che, grazie a una totale mancanza di stimolazione fin dalla nascita, sviluppano una certa callosità, impermealizzandosi agli impulsi che viaggiano nelle altre regioni cerebrali.>>
<<E perché in questo caso hanno reagito?>>
<<È inspiegabile. I cervelli sono sottoposti ad accurati controlli prima del trapianto. I 7 soggetti non hanno legame di parentela e appartengono ad ambienti sociali diversi. Non c'è spiegazione, ma le conseguenze sono gravissime. Siamo in presenza di 7 cervelli anomali. Anticonformisti, signor Ministro. Pensanti.>>
Il ministro si alzò dalla sedia come se stesse per avventarsi al collo del direttore. Invece infilò con forza le mani in tasca e camminò avanti e indietro, guardando alternativamente i propri piedi e il soffitto. <<Pensanti! Inaudito. Li isoli in un posto sicuro, a stimoli zero, mentre escogitiamo un modo per evitare la loro integrazione in società.>>
I 7 individui, quattro donne e tre uomini, furono messi nella stanza di isolamento 48, con pareti insonorizzate, nessuna finestra... niente sarebbe potuto uscire da lì e, cosa importante, nemmeno entrare.
I 7 pazienti non si erano mai incontrati prima ed erano tutti e 7 costernati dallo spostamento in questa camerata. Soprattutto le ragazze.
<<Non si è mai visto un ospedale in cui donne e uomini dividono lo stesso reparto. Le camere, poi!>>
<<Sospettiamo che abbiate contratto un virus in sala operatoria>> rispose l'infermiera da dietro la mascherina, che serviva a nascondere il suo imbarazzo più che a proteggerla da qualche contagio.
Passarono due giorni senza che alcun esame fosse fatto e alcuna spiegazione data.
Nessuno era più entrato in quella stanza. Il cibo veniva passato attraverso una fessura nella porta, apribile solo dall'esterno.
<<Ragazzi, qui qualcosa non funziona. Stiamo bene, non abbiamo sintomi di malattia. Perché nessuno viene a dirci niente?>> sbottò il terzo giorno Morena.
<<Già, per quale motivo ci tengono qui?>> continuò Filippo. <<Non siamo sotto osservazione, ma in una cella.>>
<<A me sembra che siamo in un cassonetto della spazzatura insonorizzato. Tra un po' smetteranno di passarci i pasti e ci lasceranno morire.>> sentenziò Massimo.
<<Allora dobbiamo pensare a un modo per uscire>> propose candidamente Bianca.
<<Sì, finché entra cibo, per noi c'è la possibilità di uscire>> ragionò Penelope.
Cesare e Annina annuirono speranzosi. Tutti insieme misero a punto un piano.
Quando lo sportello si aprì per far passare la cena, tutti e 7 si avventarono sulla mano dell'infermiera. <<Se non apri questa porta ti stacchiamo la mano a morsi.>>
In qualche modo riuscirono a essere convincenti. Legarono l'infermiera a un letto e la chiusero nella stanza, sperando così di guadagnare il tempo sufficiente per lasciare l'edificio.
Ma c'era sempre del personale in giro. Qualcuno lanciò l'allarme.
La clinica fu circondata da guardie armate e i 7 dovettero riformulare il piano.
Si armarono di bisturi, sfruttarono le lettighe e lanciarono bottiglie di soluzione fisiologica come bombe a mano.
Atterrarono qualche guardia e tra gli spari riuscirono ad aprirsi un varco.
Corsero nella boscaglia. Ma non erano più in 7. Annina non ce l'aveva fatta.
Passarono mesi e Morena, Filippo, Massimo, Cesare, Penelope e Bianca erano scomparsi nella massa.
Il caso fu insabbiato, per evitare a emeriti esponenti del governo di essere declassati.
Ma un giorno, strani comportamenti si verificarono nella capitale. A partire dalle periferie, i pali della luce, i lampioni, le fermate degli autobus iniziarono a essere dipinti con i colori dell'arcobaleno: rosso, arancione, giallo, verde, azzurro, indaco, violetto. 7, come le note musicali.
Ogni combinazione di colori corrispondeva a un accordo o a una melodia. E presto a ogni melodia venne associata un'immagine.
Prima che le autorità potessero accorgersene, una nuova forma d'arte iniziò a dilagare, nuovo stimolo incontrollato per menti sopite.
Tutti potevano diventare autori di Colouring, e tutti indistintamente si firmavano come La fabbrica di cervelli.©ilcestodeitesori - riproduzione riservata
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