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martedì 26 aprile 2011

Workaholic


Tristemente banale come vivere diventi un'abitudine. Me ne sono resa conto considerando le mie assenze dal lavoro, praticamente nulle. Parlo di assenze per malattia o indisposizione. Le ferie, per fortuna, ancora si fanno. E dire che non sono particolarmente attaccata al mio lavoro, che offre solo una pigra routine, non sono una donna in carriera. Figurarsi quindi quando invece si parla di persone, uomini o donne indifferentemente, che una carriera ce l'hanno. Eppure, li vedi che continuano a vivere proiettati nella quotidianità come se fosse ieri. Non importa se oggi sono stati la vittima designata dell'influenza stagionale, o del mal di gola da primi caldi. Non importa se hanno una voce che spaventerebbero la Creatura del dottor Frankenstein, o un naso che fa una pippa alle cascate Victoria. Loro indefessi si recano in ufficio, perché non possono pensare di starsene a casa, non possono ammettere che sia cosa buona e giusta ascoltare il proprio corpo che chiede un po' di riposo. No, si bombano di antinfluenzali e antipiretici ed entrano in ufficio trascinandosi dietro, a fatica, una colonia di virus che non si vede nemmeno in un laboratorio farmaceutico. Sono i nuovi untori, che pur di non rinunciare a un minuto di riunione, recitano la parte del non-sto-poi-così-male, dovevi-vedermi-ieri e via dicendo. E mentre lo dicono, ti tossiscono in faccia facendoti maledire il momento in cui, quel mattino, hai deciso di uscire dal letto nonostante il potente mal di testa. Tanto poi, dopo la doccia, passerà.

1 commento:

  1. Ecco appunto! probabilmente uno di quegli untori dev'essere passato dalle mie parti perché è da domenica che sono a pezzi, ma perlomeno a casa mia senza infettare altri :)
    Stanislao

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