Ha cominciato a insegnare a Londra alla fine degli anni Settanta, perché dice "in quel periodo si reclutavano insegnanti per educare alla democrazia, e io sentivo che avrei potuto fare qualcosa per cambiare le cose". Ma George Plemper non è stato un insegnante qualsiasi, anzi è stato un insegnante di chimica piuttosto scarso. A un certo punto si accorse che riusciva a farsi capire meglio mostrando ai suoi alunni delle fotografie. E loro sembravano apprezzare. Da quel momento ha preso in mano la macchina fotografica e ha cominciato a scattare "per capire chi ero, per provare a me stesso che ero vivo, perché una nuova, migliore era stava cominciando". Nei due anni passati a insegnare alla Riverside School a Thamesmead, ha catturato lo spirito di una generazione, quella dei figli della classe operaia a cavallo tra i Settanta e gli Ottanta. Con la sua macchina fotografica in mano, lui chiedeva semplicemente ai suoi studenti:
Posso farti una foto?
Quegli scatti sono rimasti chiusi in una valigia per trent'anni. Nel frattempo Plemper ha lasciato il lavoro di insegnante e ha accantonato le velleità artistiche insieme alla sua voglia di cambiare il mondo. Erano arrivati altri tempi. Altre ambizioni. Altre priorità.
Solo con l'avvento di Flickr Plemper si è deciso a mettere on-line il suo lavoro. E da lì è partito tutto. Un
articolo del Guardian nel 2008 e il suo profilo, che vanta un nickname degno di un rapper, Mak'm, ha ricevuto più di 330.00 visite.
Io l'ho scoperto grazie al blog di
MissMoss, su cui mi riprometto di tornare prestissimo, e ho ricostruito brevemente la sua storia.
Ma la storia non vale nulla senza le immagini. E le immagini parlano una lingua sottile e malinconica, fatta di speranza e riscatto, istantanee di un'epoca irripetibile.
|
“This is one of my favourite portraits,”
says Plemper on his Flickr page. “It is also my one claim to fame. I
sold it back in 1979 to the V&A Museum, London as part of a charity
auction. Sold for £11. Well, back in those days £11 was a lot of money!” |
|
Sam Uba, Riverside school, 1978. "He was a
Biafran refugee and therefore a relatively new arrival, stuck on this
remote housing estate," Plemper reveals. "There was something about the
photograph of this schoolboy from a war-torn country — something shone
through." |
|
Jean Hazel, Riverside school, 1978. “This
negative sat unnoticed or ignored for years. It was just too difficult
for me to print," recalls Plemper. "However, the use of modern
technology has changed all of that. As a glasses wearer myself, I am
really impressed with how bright and shiny her lenses are. It’s the
little things, you know!” |
|
Plemper recalls: “Just after taking this picture,
the young girl in the photograph came across to my desk and said, 'Sir,
why did you want to take a picture of me. I don’t like my face.' ... I
told her she had a very nice face. Let’s hope she realised this as she
got older. This remains one of my favourite pictures."
|
|
Riverside school, 1977 |
|
Thamesmead 1979. "Every day I would walk form
Abbey Wood to Thamesmead," says Plemper. "Sometimes I would pass people
on the way." |
|
George Plemper, self-portrait, Riverside school,
1978. He says: “All I ever wanted to do was to change the world, but the
world seemed indifferent to my efforts. Bob Dylan’s words come to me as
I look at this image — ‘Ah well, I was so much older then. I’m younger
than that now.’” |
Nessun commento:
Posta un commento