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giovedì 15 settembre 2011

L'architettura della bellezza

Dicono di diffidare di chi non ama i gatti. E anche di chi non ama i fiori. I fiori sono belli, profumati, regalano colori e forme in abbondanza, appagano pienamente almeno due dei cinque sensi elargendo bellezza a profusione. Lo dicono molte voci autorevoli.
Ma a me i fiori non piacciono. E i gatti mi fanno venire l'asma.
A gladioli e soffici micetti preferisco decisamente le architetture industriali. E non parlo, badate bene, di capolavori architettonici, anche contemporanei, firmati alle più note ArchiStar. Sto parlando di capannoni, magazzini, container, edifici anonimi di periferia.

Diffidate, quindi, o voi ch'entrate, ché in questo blog si annida una serpe in seno, un'odiatrice seriale dei fiori e delle cose belle! Tuttavia  - e ormai dovreste saperlo - sono mesi che ripetiamo che la bellezza non ha una dimora fissa, ma che è errante come un circo, a volte si nasconde nelle cose strane e freak, a volte si manifesta in un tripudio di sensi e in una sovrabbondanza estetica che spesso dilaga in una sovrabbondanza emotiva. Ecco, è proprio di questo troppo che io diffido, troppi colori, troppo profumo, troppa delicatezza, come se anche la natura potesse essere retorica e cercasse di vendermi, attraverso le sue forme, una felicità che è solo fittizia, proprio perché non me la posso permettere, perché non è destinata a me.
Quindi io prediligo le linee asciutte, i metalli che riflettono la luce ma non sono preziosi, le curve dei tubi, gli angoli retti delle finestre, i colori che rimbalzano sulle superfici cromate.
Tutto è pulito, semplice, essenziale, non c'è un troppo che stroppia, non c'è nessuna fregatura.
Ciò che si nasconde dietro la simmetria di quelle linee è il frutto di un calcolo, di un'equazione, di un ragionamento. Non c'è niente di casuale o istintivo e inoltre è ripetibile all'infinito. Oltre al fatto che non richiede alcuna cura, se non lo sforzo di essere contemplata. Per questo mi rassicura. E la trovo bella.

Quindi per favore, amico, amante, collega, conoscente, se mi vuoi bene non regalarmi dei fiori.
Regalami una gru e mi farai felice.

4 commenti:

  1. Meraviglia! La bellezza della tecnica, se poi nobilitata da un essenziale bianco e nero... Sfondi una porta aperta. Anche se, più del paesaggio industriale, mi piace il dettaglio industriale, per ricercare anche qui quella matematica simmetria di cui la natura sovrabbonda. Perché non dimentichiamoci di Fibonacci e dei numeri che nasconde una conchiglia o un fiocco di neve, così come una gru, che ha una sua bellezza per il fatto di stare in piedi, o che sta in piedi perché ha una sua belelzza.

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  2. Benedetta, sai che adoro i tuoi post...ma qui proprio....devo dissentire! a me questa foto mette un'ansia ....mi viene un attacco di panico....,, soffro di claustrofobia anche se "sono fuori da li dentro"...sofro' di vertigini anche se "sono sotto " ....ti prego...recupera con un post che mi restituisca un po' di serenita'! ...aspetta...ora mi vado a cercare quello di de andrè e mi riprendo!!! :-D

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  3. cara anna mi dispiace, per ora non ho altri post rasserenanti da regalarti, in realtà sono a corto di post oggi, dovrò rimediare... per quanto riguarda gli attacchi di panico, respira e iscriviti a una scuola di circo, sono sicura che dopo due giri sul trapezio le vertigini ti passano!

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  4. scuola di circo dici??.... no no..preferisco aspettare il tuo prossimo post...!!

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