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lunedì 26 settembre 2011

Sono solo scema


Lo ammetto qui, pubblicamente, ho un problema di orologi. Da quando mia figlia me lo ha fracassato a terra per gioco, non ho più sostituito l'orologio da polso (no, non quello inondato d'acqua, un altro) e mi affido a tutti quelli luminosi che affollano la casa. Quando, però, lascio la sicurezza domestica, il problema diventa consistente, soprattutto se si è una sfigata pendolare come me.
Questa mattina ho dovuto accompagnare la pupa al nido all by myself, quindi mi cronometro con l'orologio della macchina, che so essere avanti di qualche minuto.  Generalmente adoro l'incertezza della parola "qualche". Be', non oggi. Quantifico qualche in dieci minuti, così a occhio. Arrivo al nido più o meno al solito orario (lo so perché spio gli orologi delle classi).
Tutto bene, a parte il fatto che ho dovuto scapicollarmi per salutare la pupa anche da fuori la recinzione, perché oggi aveva voglia di fare la scena mamma-non-lasciarmi-qua. Quanto ci avrò messo, 30 secondi? Non so. Risalgo in macchina e percorro la solita strada. Ma siamo sicuri che sia la stessa ora? Le macchine sembrano sbucare dai tombini e di fronte alle scuole medie c'è un vigile. Noooooo! Passo, ma a questo punto non so più che ore sono. Se l'orologio della macchina è davvero avanti di 10 minuti (mi sembra irrealistico pensare che sia avanti di più) io sono ufficialmente in ritardo. Inizio a incitare come una demente le macchine davanti a me, come se facesse qualche differenza, e mi gioco il jolly: cerco un posto nello sterminato parcheggio della stazione, perfettamente occupato in ogni superficie disponibile.
Non ce la farò mai. vado come una disperata verso il parcheggio solito e mi blocco in coda. Fortunatamente non devo arrivare fino al semaforo, svolto prima. Una deficiente si ferma davanti a me in mezzo alla strada per far scendere la figlia. La insulto nell'anonimato del mio abitacolo, parcheggio, arraffo le borse, chiudo l'auto e corro.
Quando arrivo in vista della stazione vedo delle persone spalmarsi lungo la banchina. Okay, il treno non è ancora arrivato Corri!
Do il meglio di me. arrivo con la lingua alle ginocchia e vedo facce note da pendolare che chiacchierano rilassate nell'atrio. Sento una voce in lontananza che dice: "Non l'hanno ancora annunciato", e intanto numerosi occhi stupiti mi scrutano pensando è pazza?.
No, tranquilli, sono solo scema.

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