lunedì 9 maggio 2011
Italian Project
Ieri sera ho visto un film molto carino, Generazione 1000 euro di Massimo Venier. Il film è divertente, con una punta di amarezza, ma molto divertente, a parte il fatto che la proposta di lavoro che il protagonista a un certo punto ottiene è un tantino inverosimile. Ma questo non inficia in nessun modo la qualità del film, e poi questa non vuole essere una recensione, piuttosto parto da lì, dal film, per una riflessione, questa sì carica di amarezza. Fermo restando che la situazione dei giovani è davvero disastrosa dal punto di vista professionale, e fermo restando che a 30 anni in nessun altro paese si è più "giovani", sottolineerei che quella generazione a pochi euro al chilo non è solo quella dei laureati da pochi anni. Purtroppo il precariato è una situazione diffusa, perché se ti colpisce a 30 anni, probabilmente l'hai contratto per sempre.
Infatti poi, quando hai passato cinque o sei anni con uno stipendio da fame e una collaborazione rinnovata di sei mesi in sei mesi, o se ti va bene ogni anno, arrivi a un punto che non ti assumeranno più. Dopo una certa età, niente incentivi per le aziende. Poi arrivano i quarant'anni in un soffio, e ti rendi conto che nemmeno parlano più di te, quando in Tv sprecano parole sui precari e il lavoro giovanile. Tu sei un caso che non porta voti, non sei né anziano né giovane. Abbandonato a te stesso e al comodo dell'azienda di turno, che altro interesse non ha se non sfruttarti o lasciarti a casa. Tutti in famiglia si chiedono che cosa hanno sbagliato con te, tu ti chiedi che cosa hai sbagliato nella vita, e nessuno che si chieda che cosa c'è di marcio in Danimarca. Ma io dico, almeno fossimo in Danimarca!
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